Corriere della Sera (Bergamo)

SOLUZIONI IMPENSATE

- Di Armando Di Landro

Dall’inizio dell’emergenza coronaviru­s in provincia di Bergamo sono passati 75 giorni. I laboratori per i tamponi attivati sul territorio dall’Ats sono sette, mentre all'inizio non ce n’era nemmeno uno, bisognava andare a Milano o a Pavia. Ma più passano i giorni più si impara qualcosa: grazie a una donazione da mezzo milione del Rotary, per esempio, si scopre che la lentezza, nel procedimen­to per analizzare i tamponi, riguarda anche la gestione dei campioni raccolti dai pazienti, che vanno messi a contatto con i reagenti: avviene quasi tutto a mano. Il macchinari­o donato sarà in grado di velocizzar­e il processo. La promessa è che i tamponi passeranno da 1.500 a quasi quattromil­a. Ats ringrazia e l’Asst di Seriate pure, le analisi più attese e agognate dai cittadini e da chi ha avuto un parente o un amico scomparso, oppure da chi deve rientrare al lavoro, finalmente aumenteran­no, anche se tutto sarà pronto a fine maggio. Ma di fronte al regalo vien da chiedersi, nessuno ci aveva mai pensato tra gli addetti alla nostra salute? Esiste una capacità di innovare, o anche solo di guardare un po’ più in là del proprio naso, almeno 75 giorni dopo l’inizio di una crisi? Le domande riguardano la Regione e chi gestisce la sanità sul territorio, ma anche, fin dall’inizio, il livello superiore, del ministero della Salute. Domande che interessan­o la vita e il diritto alla cura di migliaia di persone. Che meritavano qualcosa in più del solito scontro politico e istituzion­ale Roma-Milano.

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