Mostra virtuale per Accolla, l’artista di Ortigia
Il pittore siciliano in mostra (online) per la Fondazione Creberg: 20 anni di manicomio e smalto per infissi nelle opere
Figure stilizzate dai colori accesi, dipinte su tele di fortuna come scarti di legno e cartoni. E un’esistenza fuori dagli schemi, vissuta tra povertà e manicomi. A Salvatore Accolla, che per qualcuno arriva a definire il van Gogh siciliano, è dedicata la mostra «Ogni giorno è Pasqua», organizzata dalla Fondazione Credito Bergamasco con il Laboratorio artisti outsider e il Macs di Romano. A causa delle restrizioni, la visita sarà virtuale, da oggi alle 11, attraverso la newsletter e i canali social di Fondazione Creberg. Dal 26 luglio il catalogo sarà sul sito della fondazione. L’artista, 74 anni, che oggi vive nell’isola di Ortigia, come ulteriore omaggio, reciterà nel suo dialetto la poesia «Una rosa per Bergamo».
A incuriosire è la sua storia, che lo accomuna ai geni dell’arte che hanno vissuto la marginalità sociale. Nato in una famiglia numerosa, a Siracusa,
il pittore ha frequentato solo le elementari e non ha mai preso una lezione di disegno. A 18 anni è emigrato in Germania, dove ha vissuto una profonda delusione d’amore. Due anni dopo, tornato a casa, a causa della depressione conseguente, è stato ricoverato nell’ospedale psichiatrico. In quella profonda tristezza che scavava dentro, si è rifugiato nell’arte, facendone il suo riscatto. Tra i primi lavori, amava scolpire il Cavallino Rosso, omaggio alla Ferrari, suo elemento distintivo.
«Un giorno mi sono ritrovata a leggere di lui, un’istituzione a Siracusa, dimenticato fuori, è l’uomo più ricco che conosca: ha ridotto al minimo estremo le sue esigenze, facendo dell’arte una delle sue poche e irrinunciabili necessità», racconta Daniela Rosi, presidente del Laboratorio artisti outsider, curatrice della mostra con Angelo Piazzoli, segretario generale della fondazione e Tarcisio Tironi, direttore del Macs.
Salvatore è rimasto in manicomio per 20 anni. Dimesso, ha realizzato le sue opere a ritmi vertiginosi, vendendole per strada. Non vuole diventare ricco, né ama lavorare a comando. Va a dormire alle 14, si alza tra le 3 e le 4 di notte, esce a passeggiare con il suo cane e rientra per dipingere. Usa smalti da infissi perché asciugano prima. È anche poeta e ha scritto un’autobiografia e un libro dedicato al suo cane Righel. Riversa la sua grafia particolarissima su fogli, quaderni e le tante agende. I quadri
La curatrice Daniela Rosi: «L’arte va al di là dei preconcetti, non appartiene né ai sani né ai malati»
spesso li regala, degli scritti è gelosissimo. In mostra ci saranno 52 opere su cartoncino, realizzate dal 2001 al 2004.
«È difficile separare la sua vita dalla produzione, ma è un problema legato agli storici dell’arte, la sua opera vale al di là dei preconcetti — conclude la curatrice —. L’arte non appartiene né ai sani, né ai malati».