I Covid hotel ora chiudono
Oggi stop alla Muratella di Cologno e al Bes di Mozzo, a fine mese al Cristallo Palace. Il Winter Garden però ha ancora 54 ospiti e potrebbe proseguire
Oggi il Bes e la Muratella, a fine mese il Cristallo Palace e, con un’incognita, il Winter Garden di Grassobbio: i Covid hotel chiudono.
Teresa, 78 anni, l’ha saputo via Skype dai figli: «Papà è morto». In quarantena al Bes Hotel di Mozzo, dopo il ricovero in ospedale per Covid, ha ricevuto la notizia con accanto il direttore della Caritas, don Roberto Trussardi, e un’operatrice sanitaria. Non avrebbe dovuto scoprirlo una volta a casa, dove stava per tornare. Ora, ogni mattina i vicini le citofonano per chiederle come sta e anche il parroco del quartiere, in città, si fa sentire. Resta un ponte con il Bes, gestito dal consorzio Solco Città Aperta con la cooperativa La Persona. «Continuiamo a seguire alcune situazioni, anche con lo psicologo — conferma Bruno Goisis, che coordina —. Qui è passato il mondo, persone dai 31 ai 91 anni con storie diverse. Molte hanno perso un familiare, anche due». Da Melegnano è arrivato un senzatetto. Finita la quarantena, nessuno è venuto a prenderlo, ma in stazione non è andato da solo. L’hanno accompagnato gli operatori, con dei cambi di vestiti.
I numeri
L’ultimo ospite di 94 circolati al Bes su 90 posti è uscito ieri alle 14.30. Oggi l’hotel chiude il servizio, come da contratto con l’Ats. Lo stesso la Muratella di Cologno al Serio, 54 persone su 56 posti, dove la società Le Rondini ieri ne aveva ancora quattro in attesa del secondo tampone negativo, per tornare a casa. Se non dovesse arrivare in giornata per tutti, fino a fine mese c’è ancora il Cristallo Palace, a Bergamo, gestito dalla stessa società e dove su 90 posti sono rimasti in nove. Al Winter Garden di Grassobbio, il primo partito, il 18 marzo con 124 posti, ne alloggiano ancora 54. Anche con la cooperativa Osa, che ci lavora, l’accordo è fino a fine maggio ma nessun ospite andrà via prima di terminare la quarantena. Tra l’altro, mercoledì sono arrivate altre due persone. La chiusura degli hotel è la conferma di un’emergenza in discesa. Ma negli ospedali sono ricoverati altri malati Covid che, una volta dimessi, a casa potrebbero non avere le condizioni per stare in isolamento. Non è detto che il Winter non prosegua. Solo lì, in questi quasi due mesi sono arrivati 216 pazienti dei 450 totali.
La quarantena
Gli ospiti sono Covid positivi, ma stabilizzati e senza febbre. Le stanze che un tempo hanno accolto turisti o manager si sono riempite di chi ce l’aveva fatta, ma anche di sofferenza e voglia di casa. L’esperienza ha dimostrato che spesso non sono bastate due settimane per diventare negativi, ma ne sono servite tre. E nei primi tempi, gli esiti dei tamponi non arrivano in un paio di giorni come preventivato. I gestori hanno avuto a che fare con esigenze e storie. Con tre suore arrivate insieme ad altre nove ospiti di una casa albergo. Con una fruttariana a cui preparare pasti personalizzati, con ospiti ligi e altri più ribelli che «fuggivano» nei corridoi. Un paziente è tornato al Cristallo Palace una settimana dopo per salutare.
Caso pilota
«È stata un’esperienza in cui abbiamo visto tanta sofferenza, ma anche la forza di persone che, uscite dal momento peggiore, avevano una prospettiva — ne parla Roberto Rao, amministratore della società Le Rondini —. Ci sono stati momenti duri e problemi, ma superabili. Ho pianto quanto il primo paziente è andato via». «Lo scopo degli hotel era liberare i posti negli ospedali e devo dire che l’obiettivo è stato raggiunto — tira le somme Vincenzo Trivella, responsabile di Osa Lombardia —. Questa inedita esperienza fa anche riflettere sul bisogno di avere strutture intermedie adeguate tra il territorio e gli ospedali».
Il territorio
Nella seconda metà di aprile, i Covid hotel sono stati aperti anche alle persone a casa, autosufficienti, ma senza le condizioni sociali e logistiche per l’isolamento: ne sono arrivate poche. La cooperativa dei medici di base Iniziativa medica lombarda ha raccolto le segnalazioni. «La fase importante dell’epidemia era terminata e chi si trovava a casa si è organizzato per restarci. Piuttosto, si sono trasferiti altrove i familiari — è la spiegazione del presidente Mario Sorlini, ambulatorio ad Albino —. Ora abbiamo nuovi casi. Persone con febbre e dissenteria. Sarà Covid? Noi li segnaliamo, la regola è che entro le 36 ore facciano loro il tampone a casa. A qualcuno è stato fatto subito, qualcuno aspetta da venerdì».