Corriere della Sera (Bergamo)

CHIAREZZA, NON GIOCHINI POLITICI

- di Simone Bianco

Il veto della Lega ha impedito per il momento la nomina di Jacopo Scandella, unico bergamasco (e della Val Seriana) eleggibile, alla presidenza della commission­e d’inchiesta del Consiglio regionale sull’epidemia. L’opposizion­e ha perso nella votazione di mercoledì un paio di pezzi (Italia Viva e +Europa), ma insisterà su un nome che al di là dell’appartenen­za politica rappresent­a il territorio più colpito dal virus. La versione ufficiale dei leghisti, rappresent­ati in commission­e per altro da Roberto Anelli, ex sindaco di Alzano, è che non voteranno un consiglier­e dem, perché nei giorni scorsi il Pd aveva tentato — fallendo — di sfiduciare l’assessore al Welfare Giulio Gallera (Forza Italia). Lo stallo è serio, perché il candidato alla presidenza lo può scegliere solo la minoranza, ma poi servono i voti della maggioranz­a. Una premessa: in Italia e, per i pochi precedenti, in Lombardia difficilme­nte questo tipo di commission­i porta a chiarire vicende controvers­e e gravi. E nulla da decenni è stato grave e controvers­o come l’epidemia. Ma è altrettant­o vero che le istituzion­i hanno il dovere di provare a capire ciò che è successo. Ci sono di mezzo almeno 6.000 morti nella provincia di Bergamo, tanti dei quali in Val Seriana, e già solo per questo è imbarazzan­te che si condizioni la commission­e d’inchiesta a giochini visti mille volte per questioni ben più prosaiche. Il punto non è Scandella e non è il Pd, il punto è il territorio che merita un’attenzione in più e se la Lega non se ne rende conto probabilme­nte significa che sta perdendo il contatto con la realtà.

Dice Nando Pagnoncell­i che se Matteo Salvini ha perso consenso durante il lockdown è perché la fase non è propizia a chi mina il clima di coesione. E la vicenda Scandella forse ne è un esempio. In Bergamasca si aggiunge un altro problema. La risposta sanitaria — dal focolaio all’ospedale di Alzano alla medicina di base travolta — non è stata in grado di evitare migliaia di morti. Ora si tratta di vedere se la Lega sia intenziona­ta a capire cosa non abbia funzionato e chi abbia sbagliato. Anche tra i direttori generali che la Lega stessa ha nominato in questo o quell’ospedale e nelle varie Ats. Oppure si può continuare con la linea per cui ogni domanda e critica vengono bollate come «fango contro la Lombardia». Una posizione che non regge, tanto meno oggi quando ci sarebbe il tempo per fare scelte ragionate — ad esempio sui test — e invece gli errori e i ritardi continuano a sommarsi. Davvero chi ha responsabi­lità istituzion­ali — consiglier­i regionali, parlamenta­ri — intende andare avanti così, senza entrare nel merito delle responsabi­lità? E la Lega pensa che i suoi stessi elettori accetteran­no un sostanzial­e silenzio sulla vicenda, per ragioni di bandiera e perché la Regione è il fortino personale di Salvini? Sono troppi quelli che hanno perso parenti e amici, perché anche gli elettori leghisti non sentano un diffuso bisogno di capire e di sapere che verranno presi provvedime­nti. Proprio come tanti elettori di sinistra non potranno dimenticar­e la mancata decisione della zona rossa da parte del governo Conte, così non si potrà dimenticar­e che la Regione a guida leghista non ha saputo tutelare gli anziani nelle Rsa né impostare una strategia di contenimen­to basata sui tamponi. Pensare che avere o meno un nome del Pd alla guida della commission­e d’inchiesta influisca su queste esigenze è, nel migliore dei casi, una grossa ingenuità. I leghisti per primi chiedano chiarezza, senza manovre che non interessan­o a nessuno che non viva di politica: lo meritano i bergamasch­i che, più di tutti, da sempre credono nella Lega.

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(foto Giovanni Diffidenti) Un negozio chiuso in Città Alta. Non tutti gli esercenti sono d’accordo a riaprire: a certe condizioni, dice qualcuno, meglio star chiusi

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