Fasce di punta Il rebus treni
Nuova gestione delle corse, la società annuncia: da lunedì disponibile il 75% degli spazi previsti Lorenzi (pendolari): ci vogliono tutti i convogli
Dal 18 maggio circoleranno treni con il 75% dei posti, ma se ne potranno utilizzare la metà. «Rivedremo gli orari», annuncia l’ad di Trenord. Ma i pendolari: «Servono tutti i convogli».
Dal 18 maggio circoleranno 1.540 treni regionali con il 75% dei posti previsti nell’orario invernale, per salire al 100% entro fine mese. Ma per rispettare le prescrizioni del distanziamento sociale se ne potranno utilizzare solo la metà. Un numero che Trenord stima comunque sufficiente per reggere il traffico visto che al momento solo il 15% dei viaggiatori è tornato in carrozza. Sono alcuni dei dati che l’amministratore delegato della società ferroviaria, Marco Piuri, ha presentato ieri alla commissione regionale trasporti esponendo anche il piano per gestire l’emergenza.
Un piano che deve fare i conti soprattutto con il rebus delle fasce di punta. Fino a febbraio in un giorno feriale i viaggiatori lombardi erano 867 mila. Di questi il 40% si concentrava dal 6 alle 8 e dalle 17 alle 19. In quegli orari circolavano 310 treni (il massimo che la rete ferroviaria possa reggere) e per l’88% avevano un carico di pendolari superiore alla capacità. Una situazione già critica che ora potrà contare solo sulla metà dei posti a sedere e il 15% di quelli in piedi. Una situazione che con un ritorno in massa dei viaggiatori farebbe collassare
❞ Per garantire massima capacità possibile dei convogli negli orari a maggiore carico, l’offerta sarà in parte rimodulata, rivedendo anche i tempi di percorrenza Marco Piuri Ad Trenord
la circolazione perché, come la società ammette, le prescrizioni applicate sull’intera offerta di treni porteranno i posti disponibili da oltre un milione a 460 mila, «rendendo ingestibile l’intero sistema».
Uno scenario al momento solo ipotetico, perché solo il 15% degli 867 mila ha ripreso a viaggiare. Nel lockdown i passeggeri sono stati 70 mila e dal 4 maggio 123 mila al giorno. Dalle analisi di Trenord nei prossimi mesi il 60% dei clienti abituali non intende utilizzare il treno mentre il 63% delle aziende continuerà con lo smart working. Da qui la stima che fino ad agosto non saliranno in treno più di 250mila persone al giorno. «Per garantire la massima capacità possibile dei convogli e negli orari a maggiore carico — spiega Piuri — l’offerta ferroviaria sarà parzialmente rimodulata, rivedendo in qualche caso origine, destinazione e tempi di percorrenza delle corse». Trenord punterà su treni meno frequenti ma con maggior capacità, privilegiando le tratte dove ci sono più viaggiatori. L’amministratore delegato ha lanciato anche l’allarme sui conti. In due mesi (marzo e febbraio) la società ha perso 50 milioni di euro, oltre l’85% degli incassi. Un tracollo secondo Piuri causato anche dall’esplosione dei furbetti. Solo un viaggiatore su due a febbraio e marzo aveva il biglietto.
Critici i pendolari. «Serve — spiega Stefano Lorenzi del comitato viaggiatori di Bergamo — il ripristino del 100% dei treni non dei posti. Si tolgono le corse dalle linee secondarie per concentrale su quelle linee suburbane. Penso alla Bergamo-Lecco o alla Bergamo-Brescia con buchi d’orario di 2 ore. Non ha senso chiedere alle aziende di spalmare l’orario di lavoro se poi non ci sono treni».
Chiede uno sforzo maggiore anche il consigliere regionale Niccolò Carretta: «È importante fare ogni sforzo — dice —per garantire corse anche nelle fasce orarie e sulle tratte finora penalizzate. In parallelo serve, da parte del sistema produttivo e universitario, prolungare l’impegno per garantire lo smart working soprattutto per i pendolari».
L’allarme Già prima del Covid l’88% dei treni nell’ora di punta era sovraccarico