Corriere della Sera (Bergamo)

«Ora a casa, ma resterà il segno»

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In una pagina hanno messo i ringraziam­enti ma anche un pezzo della loro vita. I pazienti dimessi li hanno lasciati al Cristallo Palace e alla Muratella. «Come paziente sarò stato un po’ pesante, mi dovete perdonare, ma dopo tre mesi di ricovero e sei ospedali ero alla frutta — scrive Fortunato —. Guardavo gli uccelli liberi volare e io con malinconia soffrivo in silenzio». Pierluigi, in particolar­e lascia «un grazie alla ragazza che tutti i giorni mi diceva “ciao caro, come va oggi?” facendomi sentire come a casa in un ambiente a me anonimo». Justin, del Camerun: «Cari amici e gestori … mi avete accolto, mi sono sentita a casa». Con Paolo si capisce che cosa significhi quel secondo tampone negativo: «Oggi finalmente è arrivato l’esito. Sono al settimo cielo, nell’ultima settimana non riuscivo più a dormire. Il coronaviru­s resterà per me un segno indelebile». Anche con Sergio: «Oggi dopo 32 giorni concludo il mio contatto con il Covid. Torno a casa da Loretta, la mia compagna da 19 anni, i miei ragazzi Luca di 16 anni e Sofia di 12». Maurizio fa capire i legami che si sono creati: «Ciao ragazzi — saluta il personale, e li chiama per nome — Katia, Antonella, Tizi, Anna, Vanessa e tutti gli altri che ho conosciuto in questi due mesi. Dirvi grazie è poco e mi rammarico di non potervelo dimostrare ora. Siamo seguiti, coccolati e incoraggia­ti a continuare il nostro percorso verso la guarigione». «Mentre mi preparo mentalment­e a tornare a casa, dopo 54 giorni di isolamento la cosa più difficile da sopportare non è restare a casa ma restare lontana dalle persone che amo. Il vostro servizio sta facendo grande differenza per le persone che come me si ritrovano a fare una sosta forzata dopo la dimissione dall’ospedale».

Alberto segna anche l’orario di uscita: «Ore 18.30. Dopo quasi 25 giorni trascorsi nella mia camera ora posso tornare a casa, ancora non ci credo! Sono stati duri e gli ultimi ancora di più. Grazie a tutti, mi avete sopportato durante i miei sfoghi, mai a voi diretti, ma a questa “organizzaz­ione” che non ha considerat­o i diritti e i bisogni di chi “paziente” non lo è più. Per questi 25 giorni questa struttura è stata la mia casa e voi i familiari ai quali appoggiarm­i».

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