Negozi, dubbi ma voglia di aprire
Le regole ci sono, domani su le serrande. «Il 40% rischia di chiudere l’attività»
Negozi, bar, parrucchieri, estetisti. La voglia di ripartire è tanta, i commercianti studiano le regole, e le modifiche, in vista della riapertura di domani. Ma tanta è anche la preoccupazione: si calcola che il 40% delle attività resterà chiuso. Il presidente della Camera di Commercio, Paolo Malvestiti, parla di «perdite dei ricavi del 40-50% su base annua». Nei negozi di vestiti si sanificano i locali e le clienti chiamano per prenotare il loro shopping. I bar ben accolgono la novità del metro di distanza tra persone, non tra tavoli.
Pur con una miriade di «se» e di «ma», la voglia di ripartire sembra più forte di tutto. In attesa di recepire e attuare le linee guida definitive, esercenti e commercianti, come ammette Maria Rosa Acquaroli, socio fondatore del Distretto Urbano del Commercio e titolare di tre boutique di abbigliamento in città, «ho passato la notte a studiare i documenti», guardano alla riapertura di domani come alla fine di un incubo. «Le categorie sono pronte ma non sarà più come prima — dice il direttore di Confesercenti, Filippo Caselli — si parte sperando nelle vendite, anche se come rileva un nostro sondaggio, solo sei attività su dieci a livello nazionale, sono intenzionate a riaprire domani. L’inizio dei saldi? Il 1° agosto mi pare una data di buon compromesso».
Lo shopping
«Ho fatto due mesi e passa di ferie forzate, mai successo in 70 anni di vita, proprio noi bergamaschi abituati a lavorare dalla mattina alla sera — attacca Paolo Malvestiti, agli sgoccioli del suo incarico di presidente della Camera di Commercio —. C’è grande fermento in tutte le categorie, ma due mesi e mezzo senza vedere un euro, con ipotesi di perdita del 40-50% dei ricavi su base annua, sono stati pesantissimi. Ci si ritrova con i magazzini pieni di roba e con le notti insonni a pensare come smaltirli. Bisognerà cercare di accelerare i tempi di vendita, perché chi non aveva da parte risparmi è in serissima difficoltà, tanto più che i finanziamenti sono lunghi e complessi». «Abbiamo bisogno che la gente torni in negozio serena — gli fa eco Diego Pedrali, vice presidente di Federmoda Italia e presidente del gruppo abbigliamento, calzature ed articoli sportivi di Ascom Bergamo — ma, soprattutto nell’ambito dell’abbigliamento, è il caso di fare chiarezza una volta per tutte perché i consumatori devono ricevere tranquillità per la propensione all’acquisto. In quest’ottica,fermo restando che i negozi sono chiusi da 70 giorni e dubito che il virus sia in circolazione, voglio precisare che per sanificazione si intende l’igienizzazione dei locali, cosa che abbiamo fatto con aziende specializzate nei nostri esercizi. Quanto alla questione della sanificazione dei capi, è stato chiarito da diverso tempo nel comitato dei virologi dove era presente anche un nostro rappresentante, che non è necessaria. Così come non è obbligatorio che il personale che serve il cliente indossi dei guanti».
Le irriducibili dello shopping si sono già attrezzate: «Abbiamo clienti che hanno fissato un appuntamento per venire in negozio la prossima settimana e questo ci dà fiducia — rivela Acquaroli —. Abbiamo sanificato gli ambienti e fornito il personale dei dispostivi di protezione. Daremo i guanti alla clientela. I capi non vanno sanificati, ma noi, come già facevamo prima, ci passeremo sopra dei getti di vapore caldo».
I bar
Tira un mezzo sospiro di sollievo anche Giorgio Beltrami, vice presidente Ascom Bergamo e vice presidente regionale di Fipe Lombardia, l’associazione dei pubblici esercizi: «Aspetto di leggere le disposizioni finali, ma mi soddisfa che sia stato recepito il protocollo della Fipe, con misure che ci consentono di avere qualche agio lavorativo in più rispetto alle disposizioni richieste dall’Inail. Il distanziamento di un metro non tra i tavoli, ma tra le persone, ci permette di recuperare qualche seduta in più. Siamo circa al 60%della capienza rispetto a prima. Con le debite distanze sarà consentito anche il servizio al banco. Fortunatamente, perché avrebbe avuto dei costi insostenibili, non dovremo ricorrere ad aziende di sanificazione. Due volte al giorno dovremo provvedere a disinfettare e pulire il locale, con particolare riguardo alle aree comuni. Misureremo la temperatura al personale, ma non c’è obbligo di farlo con i clienti. Cominciamo a rialzare la saracinesca, poi vedremo».
Estetisti e parrucchieri
Sul fronte degli estetisti e dei parrucchieri si esprime Maurizio Locatelli, referente della categoria nell’ambito di Confartigianato Bergamo: «Siamo contenti di ripartire prima del previsto, ma i modi e le tempistiche con cui si sta delineando questa riapertura sono roba da terzo mondo. Ci stanno dicendo quello che serve dall’oggi al domani, ma fortunatamente abbiamo cercato di essere previdenti, attrezzandoci prima, anche perché già da tempo osserviamo protocolli di sicurezza. Cambierà il modo di lavorare, con turni più lunghi e più personale in rotazione».
L’attesa Nei negozi di vestiti si sanificano i locali: «Le clienti chiamano per prenotare»
❞ Si calcola che il 40% dei negozi e delle altre attività resterà chiuso Filippo Caselli Confesercenti