Leolandia, salta il maxi ampliamento
È un brutto periodo per la città dei Superpigiamini. Il Gufaliante è fermo, lo Spray park è asciutto e i PJ Mask non possono combattere i cattivi. Insomma, l’ampliamento di Leolandia realizzato nel corso dell’inverno con una spesa di 5 milioni non è ancora stato inaugurato e chissà quando vedrà il primo bambino. Come ogni struttura del settore turistico, anche il parco di divertimenti di Capriate è in sofferenza. «Anche peggio, perché il governo di turismo non capisce niente: pensa sia fatto solo di alberghi, ristoranti e spiagge e dimentica il resto», sbotta Giuseppe Ira, che oltre ad essere proprietario di Leolandia è anche presidente dell’associazione nazionale di categoria.
Il parco avrebbe dovuto aprire il 12 marzo, proprio nel mezzo della fase più nera dell’emergenza. La data è stata più volte spostata, l’ultima è il 13 giugno: «Ma ci devono dire subito quando ci lasceranno aprire perché serve un mese di tempo». Lo smontaggio e l’ingrassaggio delle attrazioni sono già stati fatti in inverno e il parco in questi mesi è rimasto deserto. O quasi: «Ho dovuto fare lavorare qualcuno, perché noi abbiamo fattoria, rettilario e acquario da seguire».
Su un bilancio di 40 milioni, 11 sono costi per il personale. Per i 155 dipendenti a tempo indeterminato è stata chiesta la cassa integrazione: «Nove settimane per le quali ho già chiesto la proroga. Ma non è ancora arrivato niente, forse in giugno ci sarà il denaro per il primo dei cinque gruppi di richieste. Nel frattempo ho anticipato gli stipendi prendendo mezzo milione da un’altra mia società ma pagandoci l’8% di Taeg».
Più pesante la situazione dei 350 stagionali che ogni anno vengono assunti a febbraio e licenziati a novembre («Negli altri mesi prendono la disoccupazione, soluzione che va bene anche a loro») e i 150 giornalieri che vengono chiamati nei periodi di maggiore afflusso. Per questi mesi di chiusura Ira ha già calcolato le perdite: «In bilancio ne sono previste per 9 milioni, che sono anche pari all’utile del 2019. Non riuscirei a recuperarli anche aprendo subito, perché non potrei mai arrivare alle normali 18 mila presenze al giorno, mi dovrei fermare a 8 mila. Viste le spese, l’apertura potrebbe costare più di quello che mi farebbe guadagnare, ma non si può tenere il parco fuori mercato per un anno. E poi voglio salvare l’occupazione, anche a costo di rimetterci altri due milioni. La gente la si aiuta con il lavoro, non con i 600 euro».
Sono già previste tutte le misure di sicurezza: doppie linee di code contro gli assembramenti, sanificazioni e gestione degli spazi: «Qui non si ragiona a persona ma a nucleo familiare: posso far salire una famiglia a carrozza anche se restano posti vuoti. Abbiamo preso i termoscanner che però per un parco all’aperto sono una stupidaggine: è ovvio che se stai al sole in estate la tua temperatura cresce».
Ira ha spiegato i problemi della categoria al ministro del Turismo Dario Franceschini: «Non c’è attenzione per la nostra categoria, che non viene inserita nella filiera del turismo. Ho chiesto un finanziamento di 10 milioni alle banche: faranno un’istruttoria di tre mesi, perché la nostra categoria in queste condizioni rischia di non essere affidabile per loro. Se le cose non cambiano tutto il nostro settore, che ha milioni di lavoratori, scenderà sul piede di guerra».
Nel frattempo è affondato l’Accordo di programma che prevedeva un ampliamento da 200 milioni con la realizzazione di un acquapark, alberghi e di un parco al chiuso per l’inverno su 202 mila metri quadrati, che avrebbero fatto salire il totale a 457.477. Ma qui l’emergenza sanitaria non c’entra: «A parte il fatto che l’iter è partito nel 2016 e non avevo ancora visto la fine, mi sono trovato ad avere condizioni peggiorative. Cioè tutta la nuova viabilità relativa al mio progetto e a quello di Percassi a Crespi avrei dovuto pagarla io. Allora ho azzerato tutto e porterò il denaro in Umbria, dove invece mi hanno steso il tappeto rosso».
Fra Terni e Narni sembrano tutti contenti di accogliere Leolandia Umbria, 36 milioni di investimento più 24 di finanziamenti pubblici (6,7 a fondo perduto e 16,9 a tassi agevolati). Avrà l’aspetto di un villaggio medievale con 24 attrazioni per bambini fra i 6 e i 10 anni e darà lavoro a 250 persone, stagionali compresi.
Questo avrà ripercussioni sul parcheggio che sarebbe servito a Crespi: niente progetto, niente oneri e quindi niente area da cedere al Comune per le auto. «Ho acquistato 110 mila metri quadrati di terreno perché avrei dovuto darne 24 mila. Ora se li vogliono me li devono pagare 80 euro al metro. Ho realizzato le attrazioni dei Superpigiamini ma non ci sarà la grande espansione per creare un parco internazionale. Abbiamo un indotto di duemila persone e 100 mila posti letto l’anno in tutti i dintorni per 520 mila ospiti che arrivano da fuori. Lo sviluppo di Capriate l’ho creato io pagando un sacco di soldi, se questo non mi viene riconosciuto che interesse ho?».
❞ Per riaprire serve un mese, mi diano una data. Per i politici il turismo è solo hotel e spiagge, noi non siamo considerati Giuseppe Ira Presidente Leolandia