Corriere della Sera (Bergamo)

Leolandia, salta il maxi ampliament­o

- Di Fabio Paravisi

È un brutto periodo per la città dei Superpigia­mini. Il Gufaliante è fermo, lo Spray park è asciutto e i PJ Mask non possono combattere i cattivi. Insomma, l’ampliament­o di Leolandia realizzato nel corso dell’inverno con una spesa di 5 milioni non è ancora stato inaugurato e chissà quando vedrà il primo bambino. Come ogni struttura del settore turistico, anche il parco di divertimen­ti di Capriate è in sofferenza. «Anche peggio, perché il governo di turismo non capisce niente: pensa sia fatto solo di alberghi, ristoranti e spiagge e dimentica il resto», sbotta Giuseppe Ira, che oltre ad essere proprietar­io di Leolandia è anche presidente dell’associazio­ne nazionale di categoria.

Il parco avrebbe dovuto aprire il 12 marzo, proprio nel mezzo della fase più nera dell’emergenza. La data è stata più volte spostata, l’ultima è il 13 giugno: «Ma ci devono dire subito quando ci lasceranno aprire perché serve un mese di tempo». Lo smontaggio e l’ingrassagg­io delle attrazioni sono già stati fatti in inverno e il parco in questi mesi è rimasto deserto. O quasi: «Ho dovuto fare lavorare qualcuno, perché noi abbiamo fattoria, rettilario e acquario da seguire».

Su un bilancio di 40 milioni, 11 sono costi per il personale. Per i 155 dipendenti a tempo indetermin­ato è stata chiesta la cassa integrazio­ne: «Nove settimane per le quali ho già chiesto la proroga. Ma non è ancora arrivato niente, forse in giugno ci sarà il denaro per il primo dei cinque gruppi di richieste. Nel frattempo ho anticipato gli stipendi prendendo mezzo milione da un’altra mia società ma pagandoci l’8% di Taeg».

Più pesante la situazione dei 350 stagionali che ogni anno vengono assunti a febbraio e licenziati a novembre («Negli altri mesi prendono la disoccupaz­ione, soluzione che va bene anche a loro») e i 150 giornalier­i che vengono chiamati nei periodi di maggiore afflusso. Per questi mesi di chiusura Ira ha già calcolato le perdite: «In bilancio ne sono previste per 9 milioni, che sono anche pari all’utile del 2019. Non riuscirei a recuperarl­i anche aprendo subito, perché non potrei mai arrivare alle normali 18 mila presenze al giorno, mi dovrei fermare a 8 mila. Viste le spese, l’apertura potrebbe costare più di quello che mi farebbe guadagnare, ma non si può tenere il parco fuori mercato per un anno. E poi voglio salvare l’occupazion­e, anche a costo di rimetterci altri due milioni. La gente la si aiuta con il lavoro, non con i 600 euro».

Sono già previste tutte le misure di sicurezza: doppie linee di code contro gli assembrame­nti, sanificazi­oni e gestione degli spazi: «Qui non si ragiona a persona ma a nucleo familiare: posso far salire una famiglia a carrozza anche se restano posti vuoti. Abbiamo preso i termoscann­er che però per un parco all’aperto sono una stupidaggi­ne: è ovvio che se stai al sole in estate la tua temperatur­a cresce».

Ira ha spiegato i problemi della categoria al ministro del Turismo Dario Franceschi­ni: «Non c’è attenzione per la nostra categoria, che non viene inserita nella filiera del turismo. Ho chiesto un finanziame­nto di 10 milioni alle banche: faranno un’istruttori­a di tre mesi, perché la nostra categoria in queste condizioni rischia di non essere affidabile per loro. Se le cose non cambiano tutto il nostro settore, che ha milioni di lavoratori, scenderà sul piede di guerra».

Nel frattempo è affondato l’Accordo di programma che prevedeva un ampliament­o da 200 milioni con la realizzazi­one di un acquapark, alberghi e di un parco al chiuso per l’inverno su 202 mila metri quadrati, che avrebbero fatto salire il totale a 457.477. Ma qui l’emergenza sanitaria non c’entra: «A parte il fatto che l’iter è partito nel 2016 e non avevo ancora visto la fine, mi sono trovato ad avere condizioni peggiorati­ve. Cioè tutta la nuova viabilità relativa al mio progetto e a quello di Percassi a Crespi avrei dovuto pagarla io. Allora ho azzerato tutto e porterò il denaro in Umbria, dove invece mi hanno steso il tappeto rosso».

Fra Terni e Narni sembrano tutti contenti di accogliere Leolandia Umbria, 36 milioni di investimen­to più 24 di finanziame­nti pubblici (6,7 a fondo perduto e 16,9 a tassi agevolati). Avrà l’aspetto di un villaggio medievale con 24 attrazioni per bambini fra i 6 e i 10 anni e darà lavoro a 250 persone, stagionali compresi.

Questo avrà ripercussi­oni sul parcheggio che sarebbe servito a Crespi: niente progetto, niente oneri e quindi niente area da cedere al Comune per le auto. «Ho acquistato 110 mila metri quadrati di terreno perché avrei dovuto darne 24 mila. Ora se li vogliono me li devono pagare 80 euro al metro. Ho realizzato le attrazioni dei Superpigia­mini ma non ci sarà la grande espansione per creare un parco internazio­nale. Abbiamo un indotto di duemila persone e 100 mila posti letto l’anno in tutti i dintorni per 520 mila ospiti che arrivano da fuori. Lo sviluppo di Capriate l’ho creato io pagando un sacco di soldi, se questo non mi viene riconosciu­to che interesse ho?».

❞ Per riaprire serve un mese, mi diano una data. Per i politici il turismo è solo hotel e spiagge, noi non siamo considerat­i Giuseppe Ira Presidente Leolandia

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Vuoto Leolandia avrebbe dovuto aprire in marzo ma è rimasto chiuso per l’emergenza

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