Inchiesta della Regione, è caos
Presidente renziana votata da tutto il centrodestra: non lascio. Pd e M5s: commissione farsa
La maggioranza di centrodestra vota il consigliere regionale di Codogno Patrizia Baffi, renziana di Italia viva, autocandidata. Bocciata la candidatura del bergamasco Jacopo Scandella. Secondo le opposizioni il voto a Baffi è stato uno strappo politico che fa il paio con l’astensione decisiva di Italia viva, a Roma, sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.
Subito dopo l’elezione ha dichiarato: «Come minoranze abbiamo chiesto l’istituzione di questa commissione d’inchiesta, la prima in Europa, perché consapevoli che dobbiamo fare chiarezza, verificare gli errori e appurare le responsabilità»: queste le parole di Patrizia Baffi, consigliere regionale di Codogno, renziana di Italia Viva, eletta ieri presidente con 45 voti della maggioranza di centrodestra e uno solo delle minoranze, il suo, dopo essersi autocandidata. Il tutto nella giornata in cui al Senato l’astensione di Italia Viva è stata decisiva per negare l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini sul caso Open Arms.
Sul nome di Baffi lo strappo è definitivo e un lavoro che per definizione dovrebbe andare oltre gli steccati, parte invece nel segno delle strategie politiche. Salta definitivamente il nome di Jacopo Scandella, il consigliere bergamasco del Pd e soprattutto della Val Seriana, che il partito aveva indicato come presidente «naturale», dopo il via libera alla commissione. Ieri è stato sostenuto da 28 colleghi, contro i 46 per la Baffi.
Infuriato Dario Violi, del Movimento 5 Stelle: «Da settimane la candidatura di Baffi, all’interno delle minoranze, era fuori discussione — dice —. Lunedì Salvini ha incontrato
❞
il suo gruppo regionale e oggi (ieri per chi legge, ndr) ecco il voto, nello stesso giorno in cui Renzi l’ha salvato in Senato. Si giocano partite politiche sulla pelle dei lombardi, ed è vergognoso. Mettere un bergamasco sarebbe stato un segnale distensivo per il territorio. Così la Lega preferisce prendere ordini da Roma».
Il punto tecnico è che il presidente della commissione, da statuto, deve essere indicato dalle opposizioni. «Non era mai successo prima in Regione che la maggioranza scegliesse un presidente — commenta Scandella —. Ma al di là di questo, il segnale è politico e manifesta la chiara volontà di mandare all’aria il senso della commissione e quindi di impedire il lavoro d’inchiesta. La maggioranza di centrodestra ha voluto scegliersi il controllore. Avevamo lavorato per indicare nomi che fossero
I renziani hanno salvato Salvini a Roma, ecco il risultato Dario Violi M5S ❞
Collaborare non significa imporre, lo dico ai colleghi di minoranza Roberto Anelli Lega
L’appello Franco, Cambiamo!: «L’importante è che si lavori, a prescindere dal presidente»
votabili, ma il risultato è stata l’unica scelta che per tutte le minoranze era improponibile, senza naturalmente avere nulla di personale nei confronti della collega Baffi». «Un’autocandidatura per uno strappo grave», secondo i deputati del Pd Maurizio Martina ed Elena Carnevali. Con il rischio di un’ulteriore giravolta, quando Ettore Rosato, dalla Camera, ha invitato la Baffi a dimettersi contro la «vergognosa strumentalizzazione da parte del Pd». «Ma non c’erano accordi di nessun tipo, non mi dimetto», ha commentato lei. «L’unico dispiacere che ho è che il mio nome era stato indicato per ragioni territoriali: mi dispiace che Bergamo non abbia una rappresentanza in questo senso», chiude Scandella.
Pronto a tirare dritto, intanto, il centrodestra: «Il mio auspicio è che la commissione lavori, a prescindere dal presidente», dice Paolo Franco (Cambiamo!) ricordando che non c’era solo Scandella in lizza. «È stata scelta una figura che dà garanzie di imparzialità — secondo il leghista Giovanni Malanchini — e pertanto le polemiche sollevate dalle minoranze risultano strumentali. Avrebbero voluto che la commissione diventasse lo strumento di una parte politica?». «Ai colleghi di minoranza rispondo che la collaborazione non significa imposizione — conclude l’altro consigliere leghista, di Alzano, Roberto Anelli —. Il concetto di democrazia portato avanti da Pd e M5S è che si vota quello che dicono loro oppure non va bene. Un’idea inaccettabile. Le opposizioni sono spaccate, ci sono stati ben tre candidati alla presidenza, e oggi cercano di far ricadere su di noi le loro difficoltà. Ricordo infine che in Lombardia la commissione è stata voluta fin dall’inizio anche dalla maggioranza, a differenza dall’Emilia Romagna».