«Alla gente servirebbe anche il pane dell’anima»
Messa da Requiem e futuro del teatro A colloquio con il direttore Micheli
La Messa da Requiem di Donizetti come momento cruciale del commiato, il 28 giugno, alle seimila vittime bergamasche del Covid. E le iniziative di intrattenimento, come la Donizetti Night, per far rinascere la città. Francesco Micheli ripercorre nella diretta Facebook «Mezz’ora con il Corriere Bergamo» come è nato il progetto della celebrazione. «È stata durissima anche per me, il virus si è portato via Irma, una mia cara amica, mio cugino Giovanni e, come tutti sappiamo, al dramma di morti assurde, repentine e solitarie, si è aggiunta l’angosciante impossibilità di poter dire loro addio — racconta il direttore artistico
❞ Era necessario salutare le vittime con un rito laico, per rinascere serve che i nostri cari possano riposare in pace
❞ Faremo una Donizetti Night dislocando i palchi su più quartieri per diminuire la densità degli spettatori
del Festival Donizetti Opera dalla sua casa di Milano, dove ha trascorso il lockdown —. Era imprescindibile il salutare quello stuolo di militi ignoti che per vastità non possiamo neanche immaginare, con un rito laico, che abbiamo subito proposto ed è stato accolto con entusiasmo dal sindaco Giorgio Gori e dall’assessore Nadia Ghisalberti. Per dare il via alla rinascita bisogna infatti che le salme dei nostri cari possano riposare eternamente in pace».
Micheli si riferisce al compositore chiamandolo «Gaetano», definendolo «uno di noi». Nel 1835 compose il Requiem per commemorare un amico che, in realtà, non lo amava per nulla, Vincenzo Bellini, uno dei belli e dannati della cultura europea di inizio ‘800. Entrambi a Parigi, i due compositori erano considerati gli eredi naturali di Gioachino Rossini. Protagonisti della cerimonia saranno il coro e il primo dei due bassi, Alex Esposito, altro bergamasco dalla fama mondiale che tornerà a casa per rappresentare la sua comunità. A fornire una scenografia non voluta, sarà il cimitero monumentale che possiede due grandi quinte dove si potrà allestire lo spazio per l’orchestra da oltre 100 elementi e per i 243 sindaci della Bergamasca. Invitato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Siamo fiduciosi», si limita a dire Micheli.
Altro tema è la precarietà che avvolge i lavoratori dello spettacolo: il Teatro Donizetti avrebbe dovuto riaprire il 4 settembre, ma l’inaugurazione è slittata. Tante le regole e le limitazioni che mettono in ginocchio, non solo gli artisti, ma anche chi opera lontano dai riflettori. «Colgo con favore l’atteggiamento del governo di riaprire a maglie strette, perché bisogna agire con gradualità, anche se qualsiasi teatro oggi garantirebbe più sicurezza di un supermarket. Però è come se il pane dell’anima fosse meno importante di quello del corpo», puntualizza Micheli, annunciando l’intenzione di realizzare eventi estivi e di tenere viva la Donizetti Night, in programma il 5 settembre. «Ci stiamo ragionando con l’assessore Ghisalberti, in 60mila hanno partecipato l’anno scorso alla manifestazione, ma non potendo permetterci questa densità, l’idea è di selezionare i palchi, dislocandoli nei quartieri», anticipa.
I passi successivi sono il festival operistico con le prove che inizieranno a metà ottobre e la festa della rinascita, il 29 novembre, dies natalis di Donizetti. «Saranno manifestazioni più local, ma internazionalizzate grazie al web, un mezzo potente come la stampa di Gutenberg o il cinema dei fratelli Lumière. L’opera del ‘700 e dell‘800 era mainstream come la rete oggi. Nonna opera e il nipotino web si somigliano molto», conclude.
❞ Giusto ripartire per gradi, ma il teatro garantisce più distanza del supermarket: è come se il pane dell’anima fosse meno importante di quello per il corpo