Corriere della Sera (Bergamo)

Cassa da 28 milioni di ore Task force per le pratiche

All’Istituto di previdenza un gruppo speciale attivo anche nel week end Dall’inizio dell’emergenza sono state presentate 23.195 pratiche Il 90% è stato evaso ma soltanto il 75% si è trasformat­o in pagamento

- Di Fabio Paravisi

Ventotto milioni: un numero enorme, quello delle ore autorizzat­e di cassa integrazio­ne in provincia di Bergamo. E che da solo chiarisce la profondità della crisi che ha travolto l’economia della provincia. Soprattutt­o se si considera che riguarda solo un mese: i 28.137.129 di ore rappresent­ano il totale di aprile in cui sono confluite tutte le richieste successive alla calata della saracinesc­a sull’economia (mentre in maggio dovrebbero esserci dati residuali molto inferiori). Un dato che è sette volte quello di tutto l’anno scorso, quando le ore erano state 3.988.796, e che è superiore anche a uno degli anni peggiori della crisi dell’ultimo decennio, i 23.797.244 di ore di tutto il 2015.

Con la differenza che negli anni scorsi, delle ore autorizzat­e ne venivano poi utilizzate il 30-35% (e solo il 15% lo scorso gennaio) mentre si prevede che quest’anno la percentual­e sarà molto più alta.

Sulle scrivanie dell’Inps di Bergamo sono arrivate 23.195 domande, di cui 11.438 di Cassa integrazio­ne ordinaria (3.983 con pagamento diretto dell’Inps); 3.611 di Assegno ordinario (1.531 a pagamento diretto) e 8.146 di Cassa in deroga. A fronte dell’ondata di pratiche, la direttrice Daniela Cutugno, arrivata a Bergamo da Monza proprio a inizio marzo, ha dovuto organizzar­e un’apposita task force di una sessantina di persone che fa solo quello, e che spesso lavora anche nei week end. «C’è il massimo impegno del personale per definire nel minor tempo possibile le domande e i relativi pagamenti — spiega — nella consapevol­ezza dell’importanza di assicurare la continuità di reddito ai lavoratori». Che però non si sa quanti siano con precisione. Ogni domanda riguarda più persone, a seconda delle dimensioni dell’azienda o delle modalità con cui la ditta decide di presentarl­e. La Cisl stima in 158 mila il totale dei lavoratori coinvolti.

Ma ci si può fare un’idea dei settori in crisi consideran­do che 23.776.367 di ore riguardano l’industria, 4.108.181 le costruzion­i e 248.015 il commercio. Discorso a parte per l’artigianat­o che fa capo al proprio Fondo bilaterale di solidariet­à, che ha ricevuto 5.054 domande per 22.100 lavoratori e ha già erogato 5.179.624 euro a 11.228 persone.

Delle domande arrivate all’Inps ne sono state lavorate 20.887, tra le 10.870 di Cassa ordinaria (3.803 a pagamento diretto), 2.833 di Assegno ordinario (1.183 a pagamento diretto) e 7.184 di Cassa in deroga. Il che non significa che ognuna si sia subito trasformat­a in denaro. Perché poi il fascicolo torna all’azienda che deve restituirl­o con tutti i dati personali e bancari del lavoratore e le ore effettive di cassa effettuate su quelle autorizzat­e. Solo a questo punto la pratica va in pagamento. Di queste ne è arrivato a destinazio­ne il 75%: «Un dato che mi sembra positivo — commenta Orazio Amboni dell’Ufficio studi della Cgil —. Il 25% mancante può dipendere da vari fattori: ritardi delle aziende o dati incompleti, ci sono spesso errori nell’Iban o nei codici fiscali. Anche da questo derivano i ritardi nell’erogazione del denaro, insieme ai tempi dell’Inps e della Regione che ha aspettato i primi di maggio con i decreti».

«Per la cassa in deroga — aggiunge Danilo Mazzola della Cisl — si nota la differenza tra i 6.515.329 di ore decretate dalla Regione ai primi di maggio e le 256.637 autorizzat­e dall’Inps, che deve ancora lavorare quelle mancanti. Resta da monitorare l’utilizzo delle prossime settimane, previste dal decreto Rilancio. Nei prossimi mesi bisognerà mantenere gli ammortizza­tori per garantire l’avvio delle attività, in particolar­e nel turismo e nel commercio, mentre industria e artigianat­o hanno perso molti ordinativi». Chi aspetta il denaro può chiedere l’anticipo alle banche: «Ma è difficile, perché lo si dovrebbe fare senza sapere in anticipo quante ore di cassa si faranno effettivam­ente — nota Amboni —. Spesso tra la richiesta di cassa e la prima erogazione passa oltre un mese. Per chi non ha molto denaro da parte è un problema».

C’è il massimo impegno per definire nel minor tempo possibile le domande e i relativi pagamenti nella consapevol­ezza dell’importanza di assicurare la continuità di reddito ai lavoratori Daniela Cutugno

Direttrice Inps Bergamo

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