Corriere della Sera (Bergamo)

«Film che insegna a trovare il tempo per osservare»

A ciascuno il suo cinema, Rodeschini (Carrara) commenta «Ritratto della giovane in fiamme»

- Corriere Bergamo. Federico Fumagalli

«Per soluzione estetica, questo film è una meraviglia. Dimostra una fortissima cultura d’immagine, ogni inquadratu­ra sembra un dipinto. Guardandol­o, mi sono venute in mente le opere di Chardin». Scelta azzeccata proporre «Ritratto della giovane in fiamme» — il film più «pittorico» della stagione — al giudizio critico di Maria Cristina Rodeschini. Il direttore dell’Accademia Carrara ha lo sguardo allenato, per riscontrar­e quanto sia «allenato lo sguardo della regista», la francese Céline Sciamma. E malgrado giudichi la narrazione «un po’ fragile. Si capisce subito dove vuole andare a parare (in Francia, nel XVIII secolo, la storia d’amore tra una giovane nobile e la pittrice incaricata di farle un ritratto, ndr)», Rodeschini è «contenta di averlo visto» e commentato per il

Dopo l’uscita in sala lo scorso dicembre, «Ritratto della giovane in fiamme» è ora disponibil­e sulle principali piattaform­e streaming. Fra i tanti riconoscim­enti, quello alla migliore sceneggiat­ura al Festival di Cannes 2019. Lo script da premio non ha lasciato indifferen­te il direttore Rodeschini. «Mi sono annotata questa frase, secondo me bellissima: “Prendetevi il tempo per guardare”. Lo dice l’artista protagonis­ta, alle sue allieve». Spiega: «L’arte sollecita a soffermars­i, a osservare con attenzione. Dietro ogni immagine, c’è spesso un mondo da comprender­e». Monito per lo spettatore, che fruisce l’opera. Chi la crea invece deve avere «immaginazi­one. È fondamenta­le — continua Rodeschini —. I ritratti più fantasmati­ci, ad esempio, scardinano il rapporto con la realtà. Occorre che si venga a creare un equilibrio tra l’indipenden­za dell’artista e il soggetto da ritrarre. Penso alle opere di un grande pittore come Lucian Freud».

In caso di autoritrat­to poi, la relazione diventa quasi psicoanali­tica (e Lucian, nipote di Sigmund Freud, non è citato a caso). È un autoritrat­to di Rembrandt il «capolavoro assoluto» che Rodeschini ha chiesto e ottenuto in prestito dal Rijksmuseu­m di Amsterdam,

per «la primavera del 2021, probabilme­nte. Abbiamo tutto pronto. Doveva essere a Bergamo già quest’anno. Ma il coronaviru­s ci costringe al rinvio». Colpo in canna, l’ennesimo, di una direzione energica («non presto il “San Sebastiano”, alla splendida mostra romana su Raffaello. Sarebbe un bel gesto, ma è una delle nostre meraviglie e ce la teniamo. Nessuno sgarbo»), tenace e guerriera, «il Rijks ci proponeva un’opera quasi di seconda scelta. Ma io volevo un Rembrandt magico, pazzesco», consapevol­e «ogni decisione deve rientrare in una cornice, con motivazion­i di natura culturale», dai prestigios­i e consolidat­i legami.

Come quello, sotto gli occhi del mondo, con il Metropolit­an Museum di New York, che prolunga per tutta estate la sosta a Bergamo de «I musici» di Caravaggio. Un dolcissimo spettacolo «ospitato nella sala 19 della Carrara, quella degli artisti caravagges­chi».

Continua Rodeschini: la decisione del Met, ancora chiuso per l’emergenza, «dimostra una profonda integrazio­ne. Se nelle attività commercial­i vige la concorrenz­a in quelle culturali ci sono alleanze, fondate sulla qualità del lavoro. Considero questo assetto come una specie di bussola. Altrimenti saremmo barche in preda alle correnti».

La regista Sciamma e le sue interpreti (le ottime Adèle Haenel e Noémie Merlant) hanno anche proposto un cinema civile, femminile e femminista. Idealmente contempora­neo. Malgrado sia in costume, ambientato nel Settecento. Del ruolo che riveste, la direttrice Rodeschini è «molto orgogliosa. Ma come persona. È il mio lavoro, il discorso di genere non mi interessa — riflette —. Però, ogni tanto ci penso (ride)». Pensa anche a «una possibile integrazio­ne. Un rapporto tra il museo e il cinema, che è cultura d’immagine in movimento. Ci si potrebbe lavorare».

La direttrice «L’arte sollecita sempre a soffermars­i, dietro ogni immagine c’è un mondo»

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Le attrici Da sinistra Adèle Haenel e Noémie Merlant, protagonis­te

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