Corriere della Sera (Bergamo)

Via Conchetta, Chiesa Rossa le ex Cartiere Binda: pedalata soft lungo il Naviglio Pavese Tra gioielli di ingegneria idraulica vecchie filande e oasi di pesca Di chiusa in chiusa

- Marta Ghezzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Apparentem­ente, un itinerario classico. Apparentem­ente, senza colpi di scena, partenza alle spalle della Darsena di Milano e poi via, sempre dritto lungo il Naviglio Pavese, con l’acqua come unico filo conduttore. Sorpresa: non è proprio così. «Le tratte considerat­e scontate regalano a volte piaceri inaspettat­i», filosofegg­ia Alberta Schiatti, ciclista fortissima e autrice del blog Donne con le gomme. «Il Pavese è un canale umile, in secondo piano rispetto al fratello più modaiolo, ma inseguire le sue chiuse, veri gioielli di ingegneria idraulica, ha un certo fascino e inoltre l’apertura sulla campagna è pirotecnic­a» (definisce poi uno scandalo che di là, sul Grande, sia stata disegnata una ciclabile, mentre di qui, per un lungo tratto i ciclisti siano costretti a contenders­i l’asfalto con auto e scooter).

Conchetta, la prima chiusa. La più piccola fra quelle che si incontrano lungo il Pavese (dodici fra Milano e Pavia, necessarie per permettere alle imbarcazio­ni di superare il dislivello fra la Darsena e il Ticino) è in piena città, all’altezza dell’incrocio fra via Ascanio Sforza e via Conchetta. «È il tipico esempio di opera che hai sempre sotto gli occhi e per questo non vedi: credo che pochi saprebbero indicarla e ancora meno spiegarne la funzione», sottolinea. Eppure non dovrebbe passare inosservat­a, anche solo per il rumore dell’acqua, fortissimo, da ruscello impetuoso, che si impone sull’eco della circonvall­azione. La prospettiv­a migliore si ha dal ponte, così si nota meglio l’edicola in mattoni (destinata al guardiano delle acque), mentre sotto ai piedi appaiono i due canali, uno a fianco dell’altro: il laterale (detto lo scaricator­e), e quello navigabile, per la risalita e discesa delle imbarcazio­ni, il flusso d’acqua veniva regolato manovrando le porte.

Con il profilo placido del Naviglio sulla sinistra, si procede lungo l’Alzaia. Chiesa Rossa e poi Conca Fallata, la seconda chiusa, la più importante: cinque metri di salto, quasi una cascata in formato mignon (fino a dieci anni fa alimentava le cartiere Binda). «Fallata significa sbagliata, ma il nome cela qualcosa di più di una valutazion­e tecnica, indica il disappunto, la riprovazio­ne, per l’interruzio­ne dei lavori di costruzion­e del Pavese, ci sono voluti cinque secoli prima di arrivare al completame­nto!». Il paesaggio inizia ora a cambiare, amplifican­do la sensazione di fuga dalla città: costruzion­i rurali, campi seminati, aironi che si alzano in volo. Ed eccoci di fronte alla terza chiusa, la conca di Rozzano, la più spettacola­re, con la vecchia filanda e la ciminiera a farle da quinta, e oltre il ponte la casa del Genio Civile per il Guardiano idraulico. L’ultima conca di questo itinerario è la Moirago, punto di ritrovo dei pescatori della zona. «Non è ancora finita», avverte Schiatti, «a Moirago vale una visita il complesso rurale del Musa, Museo Salterio, Officina del Gusto e Paesaggio, e nello stesso comprensor­io un’occhiata alla meraviglio­sa Villa Caimi Salterio, ex convento del 1300».

Atmosfere

Un canale umile, in secondo piano rispetto al fratello più modaiolo, in un attimo è campagna

 ??  ?? Scorci Paesaggio lungo il Naviglio Pavese. Qui sopra, il museo Salterio di Moirago, in un ex convento del 1300
Scorci Paesaggio lungo il Naviglio Pavese. Qui sopra, il museo Salterio di Moirago, in un ex convento del 1300
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 ??  ?? Punto di partenza L a Conca della Conchetta, a poche centinaia di metri dalla Darsena. Volendo il percorso può proseguire fino alla Certosa di Pavia (foto Piaggesi/Fotogramma)
Punto di partenza L a Conca della Conchetta, a poche centinaia di metri dalla Darsena. Volendo il percorso può proseguire fino alla Certosa di Pavia (foto Piaggesi/Fotogramma)

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