Femministe, l’ideale confronto tra zia e nipote
Un passato intenso e faticoso, complicato e affascinante, da ricordare e da far ricordare, misurandosi con la difficoltà di parlarne a chi quel tempo non ha vissuto. In bilico tra memoria autobiografica e romanzo, è incentrato sugli anni Settanta e le lotte politico-sociali di quel decennio «Come sono diventata femminista» (Manni Editori, pp. 240, euro 17), l’ultimo libro della scrittrice di Cortenuova Rosangela Pesenti (classe 1953), già insegnante di materie letterarie nella scuola superiore e da sempre impegnata sui temi della condizione femminile, anche nel lungo incarico di direttrice nazionale dell’Udi (Unione Donne in Italia). Due generazioni in un ideale confronto, quella di Valentina, giovane curiosa e sensibile, e di una zia di settant’anni ormai disincantata ma non indifferente, che vive in una solitaria casa sul mare: nella settimana che precede l’incontro con la nipote, avida di notizie sul passato, si riaccendono nella zia i ricordi della sua vita, dall’impegno politico in un piccolo paese della Lombardia alle vicende familiari, dalle giovanili lotte femministe alle scelte più intime e personali, ripercorsi in una scrittura elegante e attenta agli aspetti psicologici. Il desiderio di non far morire il passato, ma di consegnarne al presente tutti i risvolti attuali e ancora aperti, scuoterà la protagonista dall’iniziale svogliatezza, portandola a riflettere più a fondo su sogni e conquiste, delusioni e aspirazioni di una stagione che ha profondamente segnato la vita e la società contemporanea.