Addio a Ubbiali, conquistò 9 Mondiali
Il pilota italiano più vincente della storia dopo Agostini e Valentino Rossi
Nove titoli mondiali e otto italiani. Dopo Giacomo Agostini e Valentino Rossi, Carlo Ubbiali era l’italiano più vittorioso della storia del motociclismo. È scomparso ieri, a 90 anni. Gareggiò per dieci stagioni negli anni Cinquanta e Sessanta: disputò 74 gare, vincendone 39. Lo scorso anno era stato insignito della massima onorificenza del Coni, il collare d’oro.
All’amico di una vita, Edoardo Dossena, l’aveva confidato qualche tempo fa. «Mi hanno trovato una macchia. Non so se guarirò». Carlo Ubbiali, il pluricampione bergamasco delle due ruote, con 9 titoli iridati e 8 titoli italiani in bacheca che ne ha fatto il terzo italiano più vittorioso della storia del motociclismo, dopo Giacomo Agostini e Valentino Rossi non aveva nascosto la malattia che ha vinto sul suo spirito da indomito novantenne. E questo perché considerava la lealtà, nella vita come nello sport, un valore assoluto. Concetto che, però, non gli proibiva di ricorrere a qualche astuzia del mestiere, frutto di straordinarie intuizioni quando, già ai suoi tempi, nelle dieci stagioni in cui gareggiò, dagli anni ‘50 ai ‘60, una sgasata più decisa, o una traiettoria più secca, potevano valere il primo gradino del podio. Un perfezionista del mestiere, come ricorda ancora Dossena raccontando di quando, un giorno, in occasione di un
Mondiale, finite le prove a Monza, chiese ai manutentori della pista di pulire a fondo dal brecciolino una curva su cui Ubbiali si incuneò in gara. «Rubò» così quei 50 metri che fecero trionfare lui, la «Volpe» Ubbiali, soprannominata il «Cinesino» per quella sua statura minuta e gli occhi a mandorla.
In un’epoca in cui le tivù non mandavano i Gran Premi, le leggende correvano sul filo dei racconti e Ubbiali si era guadagnato il titolo di re delle piccole cilindrate (125 e 250) grazie anche allo straordinario feeling che lo univa al fratello Maurizio. Una famiglia dove si respirava aria e motori grazie al papà di Carlo, Giovanni, che in città aveva impiantato la concessionaria di motori Mv Agusta e che aveva contagiato con la passione del mestiere tutti i 4 figli. Era la stessa Mv di Giacomo Agostini che ne raccolse il testimone e che oggi lo ricorda come un «campione che preparava le gare senza lasciare nulla al caso, capace di calcolare tutto e gestire le corse come nessun altro». Capace di vincere anche la Sei Giorni di Enduro, il tourist Trophy dell’Isola di Man.
Una bacheca brillante con 39 vittorie iridate su un totale di 74 corse. Quando Ubbiali lasciò la moto, sotto choc per la prematura scomparsa del fratello Maurizio, il suo «muretto» nelle gare, aveva poco più di 30 anni, ma in dodici anni di carriera gli erano valsi una vita. Quando, lo scorso anno era stato insignito della massima onorificenza del Coni, il collare d'oro, aveva aperto l’album dei ricordi. Facendosi prestare una moto aveva vinto il Circuito delle Mura, ma dopo il traguardo era arrivata la squalifica. Non aveva ancora compiuto 18 anni, ma la stoffa già si vedeva.