LA FISICITÀ DELLE BANCHE
La chiusura, auspicabilmente solo temporanea, di buona parte delle filiali di Banco Bpm, con l’innesco di toni preoccupati da parte dei sindaci dei paesi interessati, chiarisce più di tutto il significato dell’abusato mantra «banca del territorio». Ricompresi nei piani industriali degli istituti di credito, i tagli delle filiali sottendono ad una logica di contenimento di costi e a una maggior redditività grazie all’approccio da parte della clientela che lo svelto management finanziario (attentissimo a conti che tornano a fatica) vorrebbe sempre più informatizzata, anche a dispetto dell’età. Per la serie: date al correntista una chiavetta, un pin e fate in modo che possa muoversi nel suo piccolo mondo bancario, operando in autonomia sul conto, magari dal divano di casa. Un’impostazione che, in un solo colpo, non solo cancella la fisicità delle filiali, ma anche la funzione che, ben oltre l’elemento occupazionale che li riguarda, svolgono i bancari. Nei paesi la gente va in banca, come in farmacia o in ambulatorio, e chi è dall’altra parte dello sportello è qualcosa in più che un semplice cassiere o un anonimo funzionario.
È il depositario di un rapporto che, innervandosi con il tessuto sociale della comunità, segue con attenzione il suo evolversi, cercando di interpretarne i bisogni. Sia che si tratti del pagamento di un F24 o di un mutuo. Nel cuore di un paese, una filiale spenta non è solo un disagio finanziario, ma civico.