«Portiamo in Procura gli esposti contro un sistema che non ha retto»
Fino a 200 richieste di pratiche per denunce al comitato nato da Luca Fusco, commercialista «Non ce l’abbiamo con medici e infermieri»
L’hanno chiamato Denuncia day, a questo ha portato l’epidemia da coronavirus. Tutti in procura, mercoledì, per consegnare i loro esposti. C’è chi ha perso il padre, chi il marito, il fratello, pazienti che erano ricoverati, in ospedale o nelle Rsa, quelli che sono morti a casa perché ormai era troppo tardi, chi è uscito di casa salutando i familiari e non si è più visto, nemmeno in camera mortuaria. Luca Fusco, commercialista di Brusaporto, ha perso il papà Antonio l’11 marzo, ricoverato alla Quarenghi di San Pellegrino. Con suo figlio ha iniziato con un post in Facebook, per dare un segnale a tutti gli altri che stavano vivendo la tragedia. La pagina «Noi denunceremo – Verità e giustizia per le vittime di Covid-19» ha oggi più di 50 mila adesioni, si è trasformata in un vero comitato nazionale, con sette avvocati disponibili a curare ogni pratica. Chiaro, l’80% degli aderenti che vuole presentare un esposto viene dalla Lombardia, circa il 70% da Bergamo e Brescia. E mercoledì, a partire dalle 8.30 in piazza Dante, saranno consegnati in Procura i primi 50 esposti da altrettante persone. Cinquanta in un solo giorno sono tanti, ma ci sono altri 150 aderenti al comitato che vorrebbero denunciare quello che hanno vissuto. La Procura reggerà al lavoro da affrontare? La mole di atti che sta arrivando dà, ancora una volta, l’idea di un’epidemia con conseguenze che vanno oltre le capacità del sistema su più fronti. «Ci sono certamente ritmi molto intensi. È un lavoro di squadra e stiamo procedendo mantenendo la serenità — commenta il procuratore aggiunto Maria Cristina Rota —. Cerchiamo di non trascurare nulla, pur nella difficoltà dovuta soprattutto alla carenza di personale amministrativo. Lavoriamo duro, ma stiamo facendo solo il nostro dovere».
«Sappiamo che nelle indagini penali la responsabilità è personale — dice Fusco —. Nelle nostre denunce abbiamo scelto in modo preciso di esporre dei fatti alla Procura, ma specificando bene che a nostro avviso il personale sanitario non c’entra nulla. Noi stiamo con i medici, gli infermieri e tutti gli altri operatori sanitari. Il problema non è il volontario sull’ambulanza, ma il fatto che di ambulanze ce ne fossero cento quando ne servivano 500. O i posti letto a disposizione, che per una lunga fase non ci sono stati. E allora ci chiediamo se è difficile sapere di chi è la colpa, chi doveva prepararci e non l’ha fatto». Cita tutti gli ospedali, il comitato, i centralini: «L’abbandono è una nota costante delle denunce. Tutti raccontano di genitori che si indebolivano, avevano febbre, che arrivavano a stare benino e poi andavano in ospedale che era troppo tardi. Perché spesso al telefono non si riusciva a parlare con nessuno al telefono - conclude Fusco —. Quindi è con questo sistema sanitario regionale che ce la prendiamo, non è stato adeguato. Io sono un elettore di destra, non ho problemi a dirlo, ma dovremmo avere l’onestà di cambiare un po’ le cose. Di guardare al Veneto e capire meglio, ma con sincerità».
Temi che chiamano la politica. La Procura resta in attesa e non fa trapelare nulla sull’inchiesta a tutto campo che riguarda i decessi nelle Rsa, l’ospedale di Alzano riaperto dopo tre ore (il pronto soccorso di Codogno è rimasto chiuso più di tre mesi), la carenza di dispositivi di protezione, o di percorsi separati negli ospedali, ma anche la mancata istituzione della zona rossa a Nembro e Alzano. Il tema sta appunto nella mole di lavoro, nelle segnalazioni che arrivano dall’Inail per gli infortuni sul lavoro dovuti ai contagi, nel modo di qualificare i reati, tra omicidi colposi e epidemia colposa, che hanno caratteristiche molto diverse. E intanto arriva una pioggia di esposti.
Io sono un elettore di destra, ma dobbiamo dire con onestà che il sistema sanitario regionale non ha funzionato Luca Fusco Figlio vittima del Covid-19
Tentiamo di non trascurare nulla, pur nelle difficoltà. È nostro dovere farlo Maria Cristina Rota Procuratore aggiunto
Nato da Facebook Il comitato conta 50 mila adesioni, da tutta Italia, al lavoro sette avvocati