Doppio trapianto Ora è dimesso
In piena emergenza Covid-19, è stato sottoposto al Papa Giovanni di Bergamo a un doppio trapianto di polmoni. Ora sta bene ed è stato dimesso.
Ora lo aspetta il percorso di riabilitazione, ma l’uomo sottoposto in piena emergenza coronavirus a un doppio trapianto di polmoni sta bene ed è stato dimesso dal Papa Giovanni. «All’ospedale di Bergamo sono rinato e ho trovato una famiglia — dice il paziente —. Non vedo moglie e figli da settimane, ma l’affetto che ho trovato è riuscito a compensare la mancanza». Il 53enne, colpito da una fibrosi polmonare, era stato ricoverato in pneumologia il 14 febbraio. Poi le condizioni peggiorate repentinamente avevano costretto il trasferimento in terapia intensiva. Era il 23 febbraio, la data che segna l’inizio dell’emergenza Covid-19 nella Bergamasca. Aspettando il trapianto, che stentava ad arrivare per la riduzione dei donatori, i polmoni del 53enne hanno smesso di funzionare rendendo necessaria una tracheostomia, con le funzioni vitali sostituite da un ventilatore meccanico. Il 19 marzo arriva la notizia di due polmoni disponibili, Bergamo era all’apice dell’emergenza e l’ospedale allo stremo delle forze. «Il paziente era in condizioni gravissime — racconta Michele Colledan, direttore del dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti del Papa Giovanni che ha eseguito l’intervento —. Un trapianto di polmone è un intervento complesso ma che affrontiamo di frequente. Stavolta è stato necessario uno sforzo enorme in più da parte dell’intero ospedale». Un volo privato porta i chirurghi bergamaschi a Ciampino per eseguire il prelievo e fare ritorno. Fondamentale il lavoro della terapia intensiva pediatrica, diretta da Ezio Bonanomi, dove il paziente è restato fino al 5 maggio. L’8 giugno, le dimissioni. «I trapianti di polmone sono delicati — commenta Fabiano Di Marco, direttore della pneumologia del Papa Giovanni — a questo si sono sommate le condizioni in cui è stato eseguito. L’ospedale era del tutto riorganizzato per fronteggiare un’emergenza sanitaria senza precedenti». «Il percorso clinico di questo paziente è andato di pari passo con l’emergenza Covid — aggiunge Maria Beatrice Stasi, direttore generale —, ma siamo riusciti a offrire il miglior percorso di cura possibile con ottimi risultati». I pensieri del 53enne sono rivolti alla famiglia del donatore: «Voglio scrivere loro una lettera perché sappiano quanto è grande la mia gratitudine».