«L’Italia con il vino riparte»: il libro di Laura Donadoni
La storia autobiografica di Laura Donadoni (giornalista bergamasca e sommelier) Racconta gli imprenditori e produttori che vogliono vedere riprendersi un Paese in crisi
Un libro sulla potenza del vino, capace di trasformare territori ed esistenze umane. Laura Donadoni è l’autrice di
Come il vino ti cambia la vita, storie di rinascita, coraggio e ritorno alla terra, pubblicato da Cairo Editore.
La giornalista bergamasca è sommelier professionista, wine educator, Vinitaly International Ambassador ed è anche l’unica donna italiana a far parte della prestigiosa associazione internazionale Circle of Wine Writers di Londra. Ma soprattutto è «The Italian Wine Girl», dal nome del suo blog, seguito da una vasta community: solo su Instagram conta quasi 47 mila follower. Il suo primo libro, che si avvale della prefazione del fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, parte dalla sua vicenda personale: Laura Donadoni nel 2013 si trasferisce a San Diego, in California, dopo le travagliate vicende del marito, Marcello Moro, ex assessore del Comune di Bergamo. «Il vino è la metamorfosi della mia vita, una sorta di tatuaggio genetico — racconta la Donadoni —. L’odore della fermentazione del mosto mi fa sentire a casa perché mio nonno aveva una vigna nelle colline bergamasche, dove ho trascorso l’infanzia. Il vino mi ha accompagnato anche successivamente quando, accanto a vicende di cronaca e politica, mi occupavo di enogastronomia per Telelombardia. Poi, è stata un’occasione di rinascita personale Oltreoceano, quando mi sono reinventata, studiando un modo per comunicare il vino italiano negli Stati Uniti».
Ci sono anche tante altre storie di produttori, tutte con un unico filo comune: il coraggio di scegliere vie difficili e meno scontate, che hanno permesso di salvare vitigni e aiutare comunità a costruire un’economia locale. Per esempio, il libro racconta la storia di Claudio Quarta, ingegnere salentino, a capo di una società di biotecnologie farmaceutiche, quotata al Nasdaq di New York, che ha dato una svolta alla sua vita dedicandosi al recupero dei vitigni nel rispetto della tradizione. C’è anche la vicenda di Elena Fucci, che ha scelto di rimanere a Barile, paesino ai piedi del Vulture, quando tutti scappavano da lì, portandoci il mondo, grazie ai suoi vini. E poi quella di Elisa Dilavanzo, con il suo Moscato Giallo, che ha creduto in un vino considerato storicamente da tutti solo da donne, sui Colli Euganei.
«Vicende appassionanti che possono insegnare qualcosa su noi stessi e che hanno in comune — dice la giornalista bergamasca — la speranza di vedere rinascere un Paese in crisi dove le nuove generazioni stanno intuendo che è possibile ripartire da uno dei nostri beni più preziosi».
Rosanna Scardi