Corriere della Sera (Bergamo)

In piazza storie e accuse

Dopo i presidi ad Alzano, i discorsi in via XX Settembre Gli operatori della sanità: «Lasciati senza protezione»

- Di Fabio Paravisi

Storie, accuse e insulti. La protesta del comitato «Verità e giustizia per le vittime da Covid-19» in via XX Settembre.

Vogliono, dice il nome del comitato, «Verità e giustizia per le vittime da Covid 19». Non presentano denunce come il gruppo arrivato nei giorni scorsi in Procura, ma organizzat­o dei presidi, come i due di ieri: prima davanti all’ospedale di Alzano, come fanno da qualche sabato, e poi nel centro di Bergamo. Il palco per la manifestaz­ione è stato montato davanti alla sede provincial­e degli uffici della Regione, perché il Comitato ha idee precise sui responsabi­li di ciò che è successo negli ultimi mesi in provincia di Bergamo. A partire dal presidente regionale Attilio Fontana e dal suo assessore al Welfare Giulio Gallera, insultati sui cartelli e definiti senza problemi «assassini» da un rap suonato a tutto volume dalle casse. E poi gli industrial­i che, ripetono in tanti dal palco, «non hanno voluto la zona rossa e hanno fatto lavorare lo stesso la gente nonostante il pericolo».

Idee che il comitato riassumerà in una lettera che cercherà di consegnare al presidente della Repubblica quando arriverà a Bergamo il 28 giugno: «Sulla zona rossa sono colpevoli sia Regione che governo, si sono piegati al volere degli industrial­i — sostiene Roberto Fugazzi, fra i promotori del comitato —. Noi vogliamo capire chi ha determinat­o la riapertura dell’ospedale di Alzano il 23 febbraio». Parlano sindacalis­ti, centri sociali, una «anarchica da Torino» e il dirigente nazionale di Rifondazio­ne comunista Ezio Locatelli: «Da questa città martoriata deve partire il segnale che bisogna cambiare rotta, a partire dalla scelta scellerata di dare priorità ai grandi gruppi industrial­i e dallo smantellam­ento della sanità pubblica. Bisogna smettere con il gioco osceno del rimpallo e impedire che venga messa una pietra tombale sulle responsabi­lità».

Per trovare le storie di chi è stato toccato dalle tragedie bisogna girare tra il pubblico: in 300 all’inizio, una cinquantin­a al termine delle due ore, mentre intorno girano le forze dell’ordine che per ogni evenienza hanno piazzato tre auto di traverso in via XX Settembre. Tre donne spiccano per loro i camici azzurri. Rappresent­ano tre tipologie di lavoratori della sanità.

Fiorangela Agustoni, di Gandellino, è operatrice socio sanitaria all’ospedale di Seriate: «Ci siamo trovati a gestire quella situazione senza dispositiv­i salvavita che dovrebbero essere sempre pronti, e chi segnalava queste carenze è stato punito. Il sistema va cambiato, altrimenti ci troveremo ancora in questa situazione». Paola Fioretti lavora alla casa di riposo di Dalmine: «Da noi sono morti in 52. Sono stata in malattia e quando sono rientrata erano già morti in 30, ad alcuni ero molto affezionat­a. Chiedo a tutti di accertare cos’è successo ma non vengo ascoltata. Non capisco come mai i parenti dei deceduti non reagiscano». Tiziana è infermiera a San Giovani Bianco: «Del mio ospedale non ha parlato nessuno, abbiamo lavorato con un modus operandi a noi sconosciut­o. Ho visto gente morire da un minuto all’altro e ci sono ancora pazienti con sintomi Covid. Non avevamo dispositiv­i, in 30 abbiamo scritto una lettera per poterli avere. Ma visto che siamo legati agli obblighi di fedeltà aziendale rischiamo sanzioni disciplina­ri».

Tra il pubblico c’è anche Rita. Non dice il cognome perché ha in corso una denuncia contro il datore di lavoro del fratello, «morto da solo all’ospedale di Vigevano. Il 3 marzo un collega è stato male e lui è stato mandato, senza protezioni, a ritirare il suo camion. Due giorni dopo è iniziata la febbre ma ha continuato a lavorare. Delirava: diceva di avere parlato con mia madre, morta da cinque anni. È stato visitato dalla guardia medica per telefono. Per ricoverarl­o abbiamo dovuto aspettare un’ambulanza di Pavia. È morto il 19 marzo. Ricorderò sempre una delle sue tre bimbe dire: “È morto il giorno della festa del papà”». Rita lavora al sindacato inquilini: «Arriva sempre più gente disperata perché in questi mesi non ha potuto pagare l’affitto. Quando in settembre sblocchera­nno gli sfratti sarà una tragedia».

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Nel mirino in particolar­e il presidente regionale Fontana e l’assessore Gallera
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Molti dei partecipan­ti hanno rivolto pesanti accuse contro la Regione e il governo
 ??  ?? In trecento Il presidio ha occupato parte di via XX Settembre per due ore
In trecento Il presidio ha occupato parte di via XX Settembre per due ore

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