«Noi medici abbiamo pagato la mancanza di protocolli»
Dispositivi di sicurezza, protocolli d’azione e soprattutto la capacità rapida di fare tamponi. Sono le richieste dei medici di base per arrivare preparati all’autunno in caso di una seconda ondata di Covid-19. Lo spiega Paola Pedrini, medico di famiglia bergamasco e presidente regionale della Fimmg, sindacato dei camici bianchi. «Ora la situazione sui tamponi è in miglioramento — ha detto — ma fino a poche settimane fa non solo era difficile farlo ma anche avere il referto. Abbiamo avuto pazienti che sono rimasti altri 10 giorni in quarantena in attesa dell’esito che poi era negativo». La mancanza dei tamponi per la Pedrini è stato il sintomo più evidente dell’abbandono della medicina territoriale. «Chi era malato a casa — ha spiegato in diretta sulla pagina Facebook del
Corriere Bergamo — non vi aveva accesso come non poteva ottenere antivirali, disponibili solo in ospedale. Noi medici di base non avevamo neanche le mascherine e non ci erano stati dati protocolli d’intervento. È mancato il coordinamento dell’Ats. Nonostante questo abbiamo continuato a stare vicino ai nostri pazienti». Il bilancio dei medici di famiglia è pesante: su 600 circa 150 hanno contratto il virus e 6 sono deceduti. «La mancanza di protezioni ha pesato. Chiediamo che vengano predisposti dei canali d’acquisto preferenziali per il personale sanitario».