Ospedale, donati 22 milioni
Nuovo conteggio delle risorse arrivate nei mesi dell’emergenza
Ventidue milioni di euro di donazioni sono arrivati al Papa Giovanni dalle prime fasi dell’emergenza. Somma per la quale ora l’ospedale cittadino dovrà elaborare una strategia.
È l’eredità del coronavirus per il Papa Giovanni XXIII. Una vera eredità. Sono 22 milioni di euro di donazioni che si sono accumulate da inizio marzo, quando l’emergenza si è fatta sempre più pesante, dentro e fuori l'ospedale. Contemporaneamente e controcorrente rispetto alla drammatica situazione sanitaria, cresceva la generosità di tanti, bergamaschi, italiani ma anche donatori stranieri. Fino a costituire quello che ora è un patrimonio speciale, sul quale l’ospedale cittadino dovrà riflettere ed elaborare una strategia.
L’Asst della Trucca ha preso atto in questi giorni della ricognizione, affidata al notaio Nicoletta Morelli di Caravaggio, che ha sommato tutte le donazioni destinate al Papa Giovanni negli ultimi mesi. L’ultimo conteggio, risalente a fine marzo, era di 18 milioni. Superata la fase più critica dell’emergenza, sono però continuati ad arrivare soldi. Il canale principale è stato la raccolta fondi organizzata dall’ong bergamasca Cesvi, ma le donazioni sono arrivate con tante modalità diverse.
Ora si pone il problema di come spenderli, questi fondi. Nel senso che solo una parte dei 22 milioni è entrata subito in circolazione. Molte delle urgenze nel periodo peggiore sono state infatti coperte da donazioni «in natura». Mascherine, camici, guanti, ma anche respiratori e altri macchinari, sono stati donati al Papa Giovanni in grande quantità. Mentre per quello che riguarda il personale, ampliato con l’assunzione urgente, ad esempio, di neolaureati oppure con il richiamo di medici e infermieri già in pensione, i costi sono stati coperti da fondi pubblici, dallo Stato, via Regione. Dunque rimane una somma importante, in avanzo, che però è vincolata proprio alla gestione dell’epidemia. E dunque sono risorse che in qualche modo dovranno essere investite in progetti relativi al Covid, sia sul piano della sicurezza di strutture e procedure, che sul piano della ricerca. Una riflessione appena iniziata, per la direzione strategica dell’ospedale.