Le foto di Barbieri e i suoi non luoghi in mostra ad Astino
La visita in anteprima della mostra fotografica che si apre domani all’ex monastero di Astino
tropologica altrettanto potente di quella precedentemente descritta da Pasolini. Ecco così apparire nelle foto di Barbieri paesaggi «vuoti», scorci apparentemente banali, «non-luoghi » prima che venissero chiamati così; volti e corpi di gente occupata in gesti di assoluta normalità, lontano mille miglia dal pittoresco e dal tipico. Ne derivava un salutare straniamento rispetto al senso della realtà: uno straniamento che nessun sociologismo o intento politico riusciva a piegare alla «testimonianza» della tradizione realistica. Davvero una rivoluzione. Ma rivedere oggi quegli scatti di 40 anni fa non ha solo un valore documentario. Succede una strana cosa, che mi permetto di spiegare con un’esperienza personale. Nel 2003, giusto a metà strada tra il 1980 e adesso, girai Mondonuovo, un film con Gianni Celati, che proprio di Viaggio in Italia fu l’anima letteraria. Giunti davanti a una di quelle villette «geometrili» (definizione escogitata proprio da Celati) che punteggiano la campagna padana e che entrarono in molte fotografie di quel movimento, chiesi allo scrittore di improvvisare un discorso su quel tipo di architettura. Mi aspettavo che ironizzasse su di esse e sull’idea di mondo di chi le costruiva e di chi ci abitava, e in effetti Celati lo fece con garbo. Ma passò poi a una loro inaspettata apologia. «Vent’anni fa — disse più o meno — le prendevo in giro. Ma oggi, rispetto all’aggressione visiva che esiste nelle città, perfino luoghi umili come questi sono belli, perché offrono ancora la possibilità di una visione».
Ecco, ri-guardare le fotografie d’esordio di Barbieri fa lo stesso effetto, aumentato anche da una forma di nostalgia: questi sono luoghi e soggetti umani che ancora ispirano una visione. Dietro l’apparente banalità di ciò che è ritratto, si intuiscono una domanda e un mistero. La domanda è: «Cosa stiamo guardando davvero? Chi siamo davvero?». Il mistero è, invece, inconoscibile per definizione. Ma, per nostra fortuna, rinnovabile a ogni sguardo.