Grand Hotel, 5 mesi per trovare un gestore
Il gioiello liberty e la gara lanciata dall’amministrazione
I costi Lo Stato ha messo 18 milioni e mezzo, ma ne sono stati stimati altri 26 per la riapertura
Da una parte c’è una piccola galassia di progetti in fermento, viabilistici e non solo. Dall’altra l’enorme incognita aperta, proprio quando sarebbe stato il momento di chiudere la partita, dalla pandemia. Ora più che mai, è difficile fare previsioni su quale sarà il destino del Grand Hotel di San Pellegrino e delle sue 250 stanze chiuse da oltre quarant’anni. Era il 1979 e gli sfarzi di inizio secolo erano già un lontano ricordo.
Dopo avere tentato la strada della manifestazione di interesse, il Comune mette a bando l’imponente edificio liberty, per trovare un gestore che sia disposto non solo a rilanciarlo, anche a portare a termine un recupero milionario. Lo Stato ha messo sul piatto 18 milioni e 650 mila euro per gli interventi più urgenti: le cucine, il consolidamento statico, la ristrutturazione del pianoterra, i serramenti e la sistemazione dell’area esterna, l’ultimo appalto affidato giusto la settimana scorsa. Ma per completare i piani superiori, nell’ipotesi che ritorni albergo come ai tempi della regina Margherita di Savoia, di Quasimodo, Fellini e Gino Bartali (per citare alcuni degli ospiti più noti dall’apertura del 1904), la stima è che servano altri 26 milioni.
A un anno dalla scadenza del suo secondo mandato, il quarto volendo calcolare la parentesi dal 1996 al 2006, il sindaco Vittorio Milesi è ottimista: «Prima dell’emergenza Covid avevamo quattro realtà interessate. Ora è tutto un punto di domanda, ma — dice — noi confidiamo che qualcuno si faccia avanti, considerati i tanti progetti che si stanno muovendo». Milesi cita per prima la variante di Zogno, di cui finalmente la Val Brembana vede la luce alla fine del tunnel: dovrebbe essere percorribile dall’estate 2021, il cantiere è in corso. E poi gli investimenti alla Sanpellegrino, il progetto presentato dal gruppo Zani per la riqualificazione dell’Hotel Vetta e i lavori, da poco iniziati a Villa Giuseppina, per il nuovo centro termale curativo. Ci sono anche la vecchia stazione ferroviaria, l’ex hotel Excelsior, il cinema Eden, tutti luoghi dismessi con un futuro davanti.
Sul Grand Hotel l’amministrazione ha previsto una concessione di 50 anni con un canone a discrezione del gestore e l’erogazione dei 3 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione. È prevista la possibilità di completare la ristrutturazione a lotti, ma in questo caso per accedere ai contributi l’intervento non potrà scendere sotto gli 8 milioni. La destinazione non dovrà essere per forza alberghiera, «potrebbe essere una struttura socio-sanitaria», ipotizza il sindaco. E d’altra parte tra le realtà che avevano mostrato interesse c’era un gruppo sanitario da fuori regione, con l’idea di farci una clinica. Dal Piemonte a più riprese c’erano stati contatti con imprenditori che ipotizzavano una struttura alberghiera per anziani, mentre dall’altra parte del Brembo si erano fatti vivi i fratelli Quadrio Curzio di QC Terme. Forse l’ipotesi più allettante, visti gli interessi in casa. Ci si è messa, però, la pandemia, che sul settore sta pesando non poco. Le buste entro fine novembre.