Sub morì: pescatori assolti, l’amico no
Cinque anni per l’attrezzatura in cattivo stato. Resta il mistero delle reti illegali
Lorenzo Canini, di Ponteranica, 39 anni e un bimbo, non era risalito dal lago a Tavernola. Il 3 gennaio 2015 rimase impigliato nelle reti illegali. Il giudice ha assolto i due pescatori accusati di averle messe ( hanno sempre negato). Ha invece condannato a 5 anni l’amico ed ex istruttore che aveva fornito l’attrezzatura. L’avvocato: «Ingiusto, appelleremo».
Erano reti illegali. Per la fattura, le dimensioni e per il punto del lago d’Iseo dove erano state posizionate: di fronte a Tavernola, dove i sub si esercitano nelle immersioni. Lo aveva fatto anche Lorenzo Canini, il 3 gennaio 2015. Trentanove anni, di Ponteranica, padre di un bambino, quella mattina non era più tornato a galla. I sommozzatori lo avevano trovato a 32 metri di profondità con i piedi impigliati nelle trappole piazzate per il coregone.
Chi le ha gettate, per il momento, resta un mistero. Ieri, il giudice Laura Garufi ha assolto Venanzio e Lorenzo Soardi, padre e figlio di 60 e 31 anni, pescatori di Montisola, incensurati, finiti sotto accusa per alcune fotografie raccolte dai carabinieri. Ritraevano una barca identica alla loro, da cui sarebbero state sistemate le reti di frodo. Con l’avvocato Laura Piazzalunga hanno sempre negato. È stato invece condannato a 5 anni, il massimo della pena per omicidio colposo, Fabio Bozzato, 60 anni, di Bergamo, l’amico che si era immerso con Canini e gli aveva fornito l’apparecchiatura, il rebreather «in cattivo stato di manutenzione», secondo l’imputazione. Erano alla terza uscita. Il 39enne non aveva il brevetto, stava imparando a utilizzare quella tipologia di respiratore, a circuito semi chiuso. Bozzato lo seguiva per amicizia, è la sua versione. Aveva smesso di fare l’istruttore dopo un’altra tragedia che lo aveva coinvolto nel 2010, a Trieste, dove erano morti in due e lui era stato condannato a otto mesi prima della prescrizione.
A processo la vicenda di Tavernola è arrivata dopo due richieste di archiviazione e una di proscioglimento in udienza preliminare da parte del pm Letizia Ruggeri. In aula l’accusa ha invece chiesto 3 anni per Bozzato e un anno per i pescatori. Provvisionali tra 30 mila e i 100 mila euro per il figlio, la moglie, i genitori e le due sorelle di Canini (con gli avvocati Veruska Moioli, Michele Cesari e Davide
Mancusi). «È una sentenza assurda e ingiusta, che non ci aspettavamo e che appelleremo — dichiara per Bozzato l’avvocato Federica Morandini —. Il rebreather non aveva nessun problema. È stato ritenuto in cattivo stato perché aveva tracce di ruggine come accade spesso nell’attrezzatura da diving. Avevano scelto una zona ritenuta una palestra per sub. La rete è stato un rischio del tutto inaspettato. Se non ci fosse stata, non saremmo qui a parlarne».