Fai, un giardino delle meraviglie
Da oggi le visite del Fai: iniziano medici e infermieri
Igiardini di Palazzo Moroni, in Città Alta, per la prima volta aprono al pubblico in modo sistematico. Un’iniziativa voluta dal Fondo Ambiente Italiano. Dal 1° luglio i giardini — che per l’occasione sono stati riordinati — saranno aperti al pubblico, su prenotazione. I biglietti vanno acquistati online.
Il più grande parco privato di Bergamo. Un «angolo» meraviglioso di campagna, vasto 23 mila metri quadri, con panorama su Sant’Agostino e le Orobie. I Giardini di Palazzo Moroni, in Città Alta, per la prima volta aprono al pubblico in modo sistematico. Un’iniziativa voluta dal Fondo Ambiente Italiano e che parte oggi e domani per le Giornate Fai all’aperto, a pochi mesi dall’accordo sottoscritto con la Fondazione Museo di Palazzo Moroni: oggi la visita è riservata al personale sanitario, domani sarà gratuita per i cittadini. Dal 1° luglio i giardini saranno aperti al pubblico, su prenotazione, acquistando il biglietto su www.palazzomoroni.it (il mercoledì, il giovedì e il venerdì dalle 14.30 alle 20, il sabato e la domenica dalle 10 alle 19).
La visita è arricchita da contenuti audio e video fruibili dallo smartphone, già accessibili al momento dell’acquisto del biglietto o sul posto con il QR Code. Ci sono, per esempio, le letture di Alessio Boni, che declamerà un sonetto in onore del palazzo e del suo committente, Francesco Moroni e leggerà una descrizione dei giardini, tratta dal volume del 1655, Le misteriose pitture del Palazzo Moroni di Donato Calvi, priore del convento di Sant’Agostino e grande letterato dell’epoca. Proprio l’attore di Sarnico ha sostenuto Bergamo come luogo del cuore nel censimento lanciato dal Fai a maggio.
Si entra dal portone principale, in via Porta Dipinta: nel cortile domina la statua di Nettuno. Una volta salito lo scalone d’onore, si accede al piano nobile (chiuso per restauri) e, da qui, attraverso il ballatoio ai giardini e all’ortaglia. Nella balconata dominano le aiuole di begonie rosse e il tagete giallo, colori della città. Proprio i fiori, nel ‘600, caratterizzavano la bellezza del giardino, coloratissimo, ricco di specie autoctone come gigli, amarillis, garofani e altre importate da Asia e America. Tre i terrazzamenti: dal secondo si può vedere la Torre del Pensatoio, costruita nell’800 sui resti di una torre civica. Ma a dominare è la vasta ortaglia, a uso agricolo, che un tempo si estendeva fino alla Fara, ricca di alberi da frutto come ciliegi, fichi, noccioli e gelsi. La famiglia Moroni incluse proprio il gelso nel suo stemma araldico. Suggestiva la passeggiata sotto la vite su pergola, che conduce a un vero progetto di resilienza: un’area recintata con rami di prugnolo e spago, dove cresce, in modo spontaneo, un prato con specie di fiori e erbe per impollinatori: api, farfalle, bombi potranno trovare rifugio e nutrimento.
E il tipico roccolo, esempio di architettura vegetale costruita allora per catturare uccelli vivi, formata da carpini potati. Il palazzo fu fatto costruire da Francesco Moroni che proveniva da una famiglia di architetti, che poi fece fortuna con la bachicoltura e l’industria serica. I lavori durarono trent’anni, dal 1636 al 1666. Il titolo nobiliare fu acquisito alla fine del ‘700, tanto che i fratelli Pietro e Alessandro nacquero conti. Per poterli presentare al pubblico, i giardini sono stati riordinati, ripulendo e in parte riqualificando i terrazzamenti all’italiana. I più consistenti interventi di restauro del palazzo e del verde, per i quali il Fai raccoglierà fondi e investirà risorse, saranno realizzati dall’autunno.
La storia Già a metà ‘600, quando il palazzo fu costruito, i fiori dominavano la scena