Gori: possiamo ripartire dalla grande bellezza di Bergamo
Domenica sera Bergamo ha mostrato tutta se stessa, in diretta dal cimitero: la musica di Donizetti sulle immagini delle montagne e della città durante il lockdown, vuota, percorsa dalla morte, bellissima. «È stato un momento necessario, che di certo non basta per archiviare i fatti dell’epidemia, ma ci aiuta a ripartire — dice il sindaco Giorgio Gori —. Mi sono arrivati messaggi da tutta Italia e direi che siamo riusciti nel nostro intento di riempire questa cosa che ci è capitata con la bellezza di cui disponiamo».
Il dolore e la bellezza. Bergamo ha mostrato tutta se stessa domenica sera, in diretta dal cimitero monumentale: la musica di Donizetti sulle immagini delle montagne e della città durante il lockdown, vuota, percorsa dalla morte, bellissima. Il risultato è stato una potente rappresentazione del dolore collettivo, per le oltre 6.000 vittime. Ma anche un grande momento di comunicazione tra Bergamo e il resto del Paese. «Mi sono arrivati messaggi da tutta Italia — dice il sindaco Giorgio Gori — e direi che siamo riusciti nel nostro intento di riempire questa cosa che ci è capitata con la bellezza di cui disponiamo. È stato un momento necessario, che di certo non basta per archiviare i fatti dell’epidemia, ma ci aiuta a ripartire».
La diretta di Rai1 è stata il programma più seguito della prima serata: 12,3% di share, con una media di 2 milioni e 387 mila spettatori. Se lo aspettava?
«È un risultato inatteso, era difficile scommetterci, considerando che si trattava di un’ora e mezza di Requiem cantato in latino. Ma è passata la suggestione di un grande momento di memoria, non solo per Bergamo ma per tutta Italia, oltre al contenuto artistico che è stato molto curato. Certamente ha avuto un grande peso la presenza del presidente della Repubblica».
Il discorso del presidente Mattarella ha impressionato per la profondità trasmessa in poche parole. Cosa l’ha colpita di più?
«Il tema della memoria per le ferite di Bergamo e dell’Italia intera ce lo potevamo in qualche modo aspettare, per quanto siano state parole intense. Ma quello che è stato importante è il riferimento alla necessità di sapere la verità, che nulla ha a che fare con il giustizialismo, ma con la giustizia e il diritto di conoscere cosa è successo, anche per evitare che si ripeta».
Lo spessore di Mattarella sembra, in tutta questa fase,
❞ Ascoltare l’Inno di Mameli è stato per me il momento più commovente della serata
❞ Quando ho chiamato l’Ad della Rai, Salini, ha mostrato subito interesse ed è nato il progetto
molto superiore a quello del resto della scena politica italiana.
«Il presidente è sempre efficace, con la giusta misura, non si riesce a immaginare nulla di più istituzionale delle sue parole e della sua presenza. Oltre a una grande umanità che già mi aveva testimoniato con le telefonate degli ultimi mesi».
Tanta gente si è commossa anche davanti alla tv. Le è successo lo stesso?
«Il momento dell’Inno nazionale è stato per me molto commovente. Credo che l’evento del monumentale abbia realizzato quel desiderio di empatia e di comprensione per ciò che è accaduto, dal resto del Paese, che tutti a Bergamo sentiamo. Poi, durante l’esecuzione del Requiem mi è passato davanti il film di tutti questi mesi».
Perché ha funzionato così bene questo evento, anche in tv?
«Abbiamo tenuto un tono sobrio in tutto e questa scelta è stata premiata. Bisogna riconoscere il merito di aver ideato e costruito questa serata a Riccardo Frizza e Francesco Micheli, che ha mostrato grande intelligenza e cultura con la lettura dell’Addio monti di Manzoni. La Filarmonica della Scala si era proposta per eseguire il Requiem di Verdi in città, ma noi abbiamo voluto farlo con le nostre forze».
La Rai ha creduto subito nell’idea?
«Sì, ho chiamato l’amministratore delegato, Fabrizio Salini, che conosco da tanti anni, quando ancora non avevamo la certezza che sarebbe venuto Mattarella. Comunque, hanno trovato subito la cosa interessante e nel giro di pochi giorni abbiamo iniziato a lavorare con il Tg1, che ha prodotto il programma».
Ma la Filarmonica (diretta dal maestro Riccardo Chailly) verrà a Bergamo?
«Sì, la data c’è, il 7 settembre. Il Requiem di Verdi verrà eseguito nella Basilica di Santa Maria Maggiore».
Chailly avrebbe dovuto inaugurare il nuovo Teatro Donizetti. Con le norme anti Covid non sarà più possibile fare una serata del genere.
«Quell’evento dovrà slittare, probabilmente alla prossima primavera. Ma il festival donizettiano si farà. Se le norme resteranno quelle attuali, in autunno potremo avere al massimo 200 persone nel pubblico, vuol dire avere un Donizetti praticamente vuoto. Non bello e, soprattutto, non sostenibile economicamente».