Ascom: ristoranti in rosso «E gli estivi li danneggiano»
Il Comune replica: bando in accordo con le associazioni
I dati delle riaperture nel settore della ristorazione, dopo il lockdown dal 12 marzo al 18 maggio, sono da bollettino di guerra e a pesare, secondo Ascom Bergamo, sono gli estivi in città che toglierebbero fatturato al settore.
Secondo i risultati dell’indagine condotta dall’associazione di categoria, su un campione di 110 imprese, il 43,40% ha subìto una perdita di ricavi superiore all’80%. Il 6,20% non ha ancora riaperto. A settembre, data di scadenza delle proroghe fiscali, la situazione potrebbe peggiorare. Il rischio è che un terzo delle attività possano chiudere in modo definitivo entro l’anno. I ristoranti in città e provincia sono 1.420. Il numero dei dipendenti stimato supera gli 8.500. Il 60,2% dei gestori ha chiesto forme di finanziamento, il 73,5% è ricorso alla cassa integrazione.
A pesare, secondo l’Ascom, sono gli spazi estivi in città, individuati dal Comune di Bergamo e assegnati tramite un bando. Sono luoghi dove potersi sedere a consumare cibo e bevande all’aperto: al Parco di Sant’Agostino, in
Piazza Vecchia, nell’area esterna al parco Goisis, alla Trucca e al Parco Brigate Alpine. «In aprile abbiamo inviato una lettera ai sindaci, chiedendo di sospendere e annullare le concessioni e le autorizzazioni per aree estive, sagre, feste che prevedano la somministrazione di alimenti e bevande — spiega il direttore di
Ascom Confcommercio, Oscar Fusini —. I Comuni delle valli ci hanno ascoltato come Zogno o Almenno San Bartolomeo per la Fiera dei lamponi nella frazione di Albenza, con sconti per i clienti dei ristoranti, a Bergamo la nostra richiesta è stata disattesa, pur essendo importante per aiutare le imprese e per evitare assembramenti. Una parte di quel fatturato toglie parte dell’incasso agli esercenti che avrebbero potuto ritrovare ossigeno d’estate e che ora provano un forte risentimento verso l’amministrazione». I costi sono altissimi. «C’è chi paga 7 mila euro di affitto al mese in Città Alta e lavora al 20 o 30%», dice Giorgio Beltrami, presidente del gruppo pubblici esercizi di Ascom.
La proposta degli spazi del Comune, in realtà, è diversa dai tradizionali estivi, alla luce delle misure da rispettare: è obbligatorio il posto a sedere, non sono possibili il servizio al banco e il consumo di bevande su suolo pubblico, e bisogna rispettare il distanziamento. Nel piano integrato di rilancio delle attività sono 25 i luoghi individuati, dal centro ai quartieri, dove è possibile realizzare dehors e posizionare tavolini e sedie. «Il pagamento della tariffa di occupazione di suolo pubblico è stato sospeso, sia per le aree all’aperto attrezzate già esistenti sia per le nuove, è stato impedito il consumo di cibo e alcolici nei luoghi pubblici dopo le 18. Di quei 25 spazi, il Comune ha redatto il bando per l’assegnazione di sei estivi, individuati perché considerati di maggior pregio o riservati ad attività che non hanno possibilità di realizzare spazi all’aperto nei pressi del loro locale. Il piano, compreso il bando, è avvenuto in accordo con le associazioni di categoria», fa sapere Palazzo Frizzoni. Inoltre, una delibera consente ai dehors, la cui chiusura era prevista a mezzanotte, di proseguire nell’attività, il venerdì e il sabato, fino a mezzanotte e mezza. Un confronto con gli operatori del settore è in programma venerdì, alle 9.30, nel webinar in collaborazione con Ved Consulting. Iscrizione attraverso il form su www.ascombg.it.
La presa di posizione Fusini (Ascom): «I Comuni delle valli ci hanno ascoltato, quello di Bergamo no»