«Esempio per il futuro» Solo visite guidate alla riapertura del teatro
I complimenti del Presidente all’orchestra
Dopo l’ultima nota il Presidente si è alzato ed è andato dal direttore: «Mi ha ringraziato e mi ha chiesto di riferire all’orchestra che aveva gradito tantissimo la qualità dell’esecuzione». Riccardo Frizza, direttore musicale del Festival Donizetti Opera, ha la scarsa voce di chi non ha dormito: «È stata una serata che ha fatto riflettere e commuovere, meglio di così non si poteva sperare». Il direttore artistico Francesco Micheli ha seguito tutto dalla cima del famedio, dove ha letto l’«Addio monti»: «Da là sopra si sentiva ancora di più la consapevolezza di essere al centro di una serata storica, anche per il valore civico e simbolico. La gente ha capito che era la musica di un bergamasco e appropriata: intima, corale, pudica. Infine tutti si sono alzati in piedi come in una coreografia dei sentimenti». La serata era iniziata con lunghi minuti di silenzio in attesa di Mattarella: «Sono stati fondamentali — assicura Frizza —: ogni musicista ha trovato l’introspezione fondamentale per offrire con la propria arte qualcosa all’altezza del momento. In orchestra c’è chi ha perso padri, sorelle, madri, tutti capivano il significato profondo della serata».
E anche se non c’è stato compenso, per tutti era anche la prima occasione di lavoro dopo tanti mesi. Il concerto segna un punto e a capo: «Dopo domenica io sono un’altra persona — assicura Micheli —: mi sono reso conto di tutto il lutto che mi portavo dietro, questo è il primo giorno di luce. Ed è il segno per il tempo futuro che speriamo di saper costruire sull’onda di questa esperienza».
Micheli ha trascorso la mattinata in videoconferenze per capire come organizzare i prossimi mesi. A partire da una serie di progetti didattici via web e opere tascabili per le scuole. E la riapertura del teatro Donizetti, che dopo i lavori tornerà nella disponibilità dell’orchestra a metà ottobre: «Ma non ci potrà essere una festa di inaugurazione. Pensiamo a una semplice apertura al pubblico con visite guidate a novembre». Cioè quando ci sarà il Festival. Che a sua volta dovrà pagare il suo dazio alle misure di sicurezza: «Guai a dimenticare che siamo ancora nel pieno nel dramma Covid — avverte Micheli — . L’evento di domenica è l’esempio di ciò che la Fondazione dovrà fare nell’immediato futuro». Si pensa a un cartellone più ridotto, l’apertura al pubblico delle prove com’è stato fatto con «L’ange de Nisida», palchi riservati a congiunti o a gruppi. Oggi dei 1.100 posti del teatro se ne potrebbero usare solo 200: «Speriamo che per novembre le cose cambino. Ma dobbiamo avere una grande visione con progetti qualificati sapendo che il mondo ci guarda e avendo a cuore innanzitutto la nostra gente. Ci stiamo lavorando».
Il Festival Cartellone snello, prove aperte e palchi ai congiunti: i nuovi modi di ripartire