L’imbarazzo in Regione per le liti tra Ats e medici
Disappunto in Regione: i dati arrivano da Milano Continua il silenzio dopo l’affondo dei medici
Con un certo disappunto dalle parti del Welfare e della giunta regionale, si valuta la gestione dell’epidemia da coronavirus in provincia di Bergamo e in particolare i rapporti dell’Ats, emanazione della Regione, con i medici di base. Un’analisi del lavoro è stata fatta, ma nessuno per ora parla di sostituzione nei ruoli di vertice.
La direzione dell’Ats di Bergamo prosegue nel suo silenzio dopo il duro attacco dell’Ordine dei medici sul rapporto con gli operatori sanitari attivi sul territorio e l’organizzazione in vista dell’autunno. E nel frattempo è la Regione, direttamente dalla presidenza, a rendere pubblici dati epidemiologici elaborati dalla stessa Ats. La direzione di via Gallicciolli è stata così scavalcata, almeno per la comunicazione. Il clima non è dei migliori, in Regione il disappunto sul fronte bergamasco non manca, ma nessuno parla di nuove soluzioni che si starebbero studiando per la direzione strategica. A Palazzo Lombardia è stato fatto un quadro della gestione dell’epidemia a Bergamo su tanti fronti, troppi con scivoloni secondo la giunta regionale. E la realtà parla di due responsabili di dipartimenti-chiave, la Prevenzione e le Cure primarie, che hanno affrontato l’emergenza e oggi non sono più al loro posto: Pietro Imbrogno, che ha rinunciato all’incarico, e Roberto Moretti, non rinnovato, per la rabbia dei medici. In Regione ci si è posti il problema su un’eventuale emergenza in autunno, ma al momento non giungono segnali di un cambio in corsa. Una scelta che peraltro in Lombardia è già stata fatta: la sostituzione del direttore generale del Welfare Luigi Cajazzo, con Marco Trivelli (quanto a lui il primo segnale è stato proprio a favore della medicina di territorio).
Intanto la stessa Regione mette in evidenza i dati emersi da uno studio curato dalla stessa Ats di Bergamo, coordinato dal dirigente del servizio epidemiologico Alberto Zucchi: «Tutte le valutazioni che abbiamo fatto — dice — sono coerenti e ci dicono la stessa cosa: probabilmente le polmoniti che abbiamo visto tra novembre e gennaio, di natura diversa tra loro, non erano legate o correlabili al Covid». I dati principali riguardano le radiografie e le tac toraciche. Tra dicembre 2018 e gennaio 2019 erano state effettuate, su tutto il territorio bergamasco, 19.472 radiografie. Un anno dopo, nello stesso periodo, 19.322. «Numeri in linea con il dato mensile medio, ogni anno, di circa 9.000». Le tac, invece, ammontavano a 5.186 a gennaio-febbraio 2019, e sono state 5.333 a gennaio-febbraio, poi l’impennata a marzo. Allo stesso modo, anzi con un calo nel 2020, non sono stati registrati balzi in avanti nelle prescrizioni di farmaci antibatterici. Non c’erano parametri, quindi, per dire che quell’incremento di polmoniti con agente non noto, registrate ad Alzano tra dicembre e gennaio, fosse un preavviso del coronavirus.
La ricerca In base alle radiografie e alle tac toraciche non c’erano segnali di Covid alla fine del 2019