In tre mesi di Covid persi quasi 7 mila posti
I dati dell’Osservatorio della Provincia: a maggio calo meno marcato, ma industria e commercio non assumono
Non sono i numeri neri di aprile, ma, come era prevedibile, le tinte restano scure. La Provincia ha pubblicato i dati di maggio sul lavoro dipendente in Bergamasca. La fine del lockdown ha portato a un’attenuazione del calo occupazionale. Le assunzioni sono state 7.172, il 41,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, quando ad aprile la variazione aveva toccato il record del -68,2%. Il relativo miglioramento è anche sulle cessazioni: sono state 7.972, in calo tendenziale del 26%. Il saldo mensile è di -810 posti di lavoro: ad aprile era stato di -3.164.
D’altra parte, visto nel complesso, il primo trimestre dell’emergenza Covid traccia un quadro poco confortante.
Marzo, aprile e maggio 2020 registrano complessivamente 19.201 assunzioni, praticamente la metà (-46,9%) rispetto allo stesso periodo del 2019, 25.886 cessazioni (-19,8% sul trimestre 2019) con un saldo complessivo tra ingressi e uscite di -6.685, da confrontare al +3.854 del trimestre 2019. Il saldo annualizzato, cioè il saldo cumulato di avviamenti e cessazioni negli ultimi 12 mesi, svoltato in negativo a marzo 2020, scende a fine maggio a -7.283.
Pesano il crollo delle nuove assunzioni e le mancate trasformazioni dei contratti temporanei, stagionali o in prova. Le cessazioni diminuiscono per due ragioni: la contrazione delle assunzioni temporanee, spesso di brevissima durata, genera automaticamente un volume altrettanto minore di uscite; inoltre, il blocco dei licenziamenti, il massiccio ricorso alla Cassa integrazione e le difficoltà di ricollocarsi nel mercato del lavoro frenano le cessazioni per motivi economici e le dimissioni volontarie.
I settori dove si assume meno sono l’industria e il commercio e servizi, ma non l’agricoltura (+413 nel trimestre non lontano dal risultato del 2019) e, almeno a maggio, non le costruzioni.
Si conferma la netta flessione delle assunzioni qualificate nel commercio e servizi (-60% sul periodo marzomaggio 2019), ma anche nelle professioni esecutive e impiegatizie e in quelle di elevata specializzazione. Lo stop delle nuove assunzioni, in specifico per i contratti di apprendistato e a tempo determinato, penalizza per definizione la componente giovanile: al di sotto dei 30 anni il calo tendenziale è del 54,2%, via via minore nelle classi di età più anziane.