Corriere della Sera (Bergamo)

Aperto da fine ‘800 Negozio chiude in centro a Treviglio

- di Pietro Tosca

Per tutti i treviglies­i il negozio della famiglia Gelmi in via Verga, nel cuore del centro storico, era il regno del giocattolo, il paese dei balocchi. Natale, Santa Lucia, compleanno o promozioni a scuola: non c’era ricorrenza senza che generazion­i di bambini si facessero accompagna­re da Gelmi per una bambola, un trenino o dei soldatini. Da qualche giorno però la saracinesc­a è scesa per un’ultima volta e sopra c’è un post-it con una sola parola: «Chiuso». «È una favola lunga 141 anni che finisce», dice sconsolato il titolare Silvio Gelmi (nella foto) —, ma arrivato a 78 anni sono stanco e ho deciso di ritirarmi». Una mossa meditata da anni, ma sempre rimandata su cui è pesato alla fine il lungo lockdown. Ad aprire il punto vendita nel 1879 fu il nonno e omonimo dell’attuale titolare Silvio Gelmi. Allora il negozio si occupava anche di ferramenta, caccia e pesca, casalinghi oltre che giocattoli e forniva anche stufe e carbone. «Quando nel 1927 venne meno il nonno — ricorda Gelmi —, gli subentrò la moglie Ernestina Berna aiutata da mio papà Flaviano». Una situazione che si ripete nel 1946 quando viene a mancare Flaviano Gelmi ed è la vedova Angela Longaretti a subentrarg­li. «Io ho iniziato a lavorarci nel 1950 — spiega Gelmi — avevo 10 anni, tornavo da scuola, gli altri bambini andavano a giocare e io davo una mano in negozio. Mano a mano lo abbiamo specializz­ato in casalinghi, liste nozze e naturalmen­te giocattoli». Nel 1974 tocca a Silvio Gelmi diventare titolare prima con le due sorelle e dal 1985 da solo. È in quel momento che decide di dedicarsi unicamente ai giocattoli che da lì a poco inizia anche a colleziona­re. «Ormai posseggo circa mille pezzi — dice ancora Gelmi — che coprono un secolo di storia, vanno dalle giostre a molla di latta fino ai giochi in scatola degli ultimi anni». Una collezione che è ancora sistemata in tre magazzini dietro il negozio e che è stata aperta al pubblico in passato in occasione del «Treviglio vintage». «Mi piacerebbe — conclude il negoziante — che rimanesse visibile, nei prossimi mesi deciderò cosa farne».

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