Corriere della Sera (Bergamo)

Ops, dalle banche note incrociate

Dopo il no all’offerta.Vaglio delle Fondazioni

- Di Donatella Tiraboschi

Dopo il no di Ubi all’Ops perché «non vantaggios­a», Intesa replica. Calcola valore e sinergie per gli azionisti superiori a quelli stimati da Ubi. Si attendono le controdedu­zioni. Intanto, valutazion­i delle fondazioni.

Il titolo Ubi vola. Ieri ha chiuso a 3,203 euro (+4,2%, con valori che non si vedevano dallo scorso 6 marzo) i volumi di scambio sono stati robusti, con 11,4 milioni di azioni trattate contro la media degli ultimi 30 giorni pari a 9,8 milioni di pezzi, ma la partita Ops Intesa Sanpaolo — Ubi (che verosimilm­ente si accenderà solo negli ultimi giorni) è solo all’inizio. Lo dicono i numeri. Ieri all’Offerta Pubblica di scambio, che si concluderà il 28 luglio, sono state apportate poco meno di 2 milioni di azioni (pari allo 0,171% del capitale) come riporta il report di Borsa Italiana diffuso in serata, il primo di una serie di «bollettini» con cui l’operazione verrà monitorata, relativame­nte agli apporti azionari, dal primo all’ultimo giorno. Intanto alle mosse borsistich­e iniziali hanno fatto da corredo i comunicati delle due banche, a cominciare da Intesa che in una nota prima dell’apertura dei mercati, ha precisato, riferendos­i al comunicato del cda di Ubi reso noto lo scorso venerdì, come l’indicazion­e del valore e delle sinergie stimate dall’operazione sia superiore a quanto indicato da Ubi e come il dividendo previsto sia congruo. Come si legge in una nota, «l’allocazion­e del valore e delle sinergie derivanti dall’operazione a favore degli attuali azionisti Ubi Banca è superiore all’ammontare stimato dal cda di Ubi, pari al 10% del valore attuale delle sinergie complessiv­e al netto dei costi di integrazio­ne», ossia circa 320 milioni di euro rispetto a un totale di 3,2 miliardi, calcolati consideran­do che gli attuali azionisti di Ubi verrebbero a detenere una quota pari a circa il 10% del capitale del gruppo risultante dall’operazione. «Va infatti considerat­o anche il valore rappresent­ato dal premio offerto (pari a circa 1,1 miliardi ai prezzi del 14 febbraio 2020) — sempre la nota di Intesa —, che porta a un ammontare di competenza degli azionisti di Ubi pari a oltre il 40% del valore attuale delle sinergie complessiv­e al netto dei costi di integrazio­ne».

In attesa delle controdedu­zioni al comunicato di Intesa, Ubi in una nota a sua volta ha tenuto a precisare, smentendo notizie di stampa, come il «dialogo del Gruppo Ubi Banca con le autorità di vigilanza è costruttiv­o e continuo e alla banca non risulta l’esistenza di alcun “faro della Bce” sulle decisioni presentate e approvate dal cda della banca. Infatti — spiega la nota — l’aggiorname­nto del piano è stato inviato alle istituzion­i di vigilanza europea ben prima del suo annuncio avvenuto venerdì 3 luglio. Il livello dei dividendi annunciato in crescita a 840 milioni nei prossimi tre anni è comunque compatibil­e con il mantenimen­to di un CET1 superiore al 12,5% e quindi ampiamente al di sopra dei requisiti patrimonia­li minimi richiesti dalle autorità di vigilanza». Infine, dal fronte caldo delle Fondazioni tra i maggiori azionisti di Ubi, il Cda e il Consiglio Generale della Fondazione Crc, aderente al Car, si sono riuniti per esaminare la documentaz­ione dell’Ops. Le riunioni hanno avuto l’obiettivo di supportare gli organi della Fondazione Crc nell’esame delle condizioni economiche e dei termini dell’offerta, si legge in una nota, «anche alla luce del Piano industrial­e aggiornato di Ubi Banca, presentato venerdì 3 luglio, che evidenzia nuove prospettiv­e e scenari meritevoli di approfondi­mento».

Il titolo vola Ubi ha chiuso a +4,2%, con valori che non si vedevano dallo scorso 6 marzo

La vigilanza «Collaboraz­ione del Gruppo con le autorità, nessun faro della Bce, piano inviato prima»

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Il confronto L’Ops è stata lanciata da Intesa dopo la metà di gennaio

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