La radura svela reperti preistorici
San Pellegrino, insediamento dell’Età del ferro dietro il campetto. Georadar da lunedì
Per chi lo frequenta, il Pià a San Pellegrino è solo una radura rotonda in mezzo ai boschi. Ma chi ha l’occhio esperto vi ha notato indizi di un possibile insediamento preistorico, e i primi esami via satellite sembrano confermarlo. Lunedì inizieranno i controlli con il georadar per capire cosa c’è sotto il terreno.
Nel mezzo c’è un campo da calcio e di questi tempi c’è molta gente che sale, tra famiglie che fanno pic nic e giovani che ci restano fino a tarda sera riempiendo tutto di rifiuti, tanto che il Comune sta per emettere un’ordinanza di divieto. Ma i primi frequentatori di quella strana radura circolare sopra San Pellegrino potrebbero essere arrivati cinquemila anni fa, tanto che la settimana prossima la zona sarà perlustrata con il georadar per capire se sotto quel campo da calcio ci possa essere un insediamento preistorico.
La zona si chiama Pià, sul monte dalla parte opposta della provinciale rispetto allo stabilimento della Sanpellegrino. Ed è lì che quattro anni fa sono sbucati Mirko Trabucchi e Ilaria Monguzzi arrivando dal sentiero della Valle del Diavolo. I due, che collaborano con l’associazione Terra Insubre di Varese, hanno notato la stranezza della radura rotonda in mezzo ai boschi e hanno iniziato a ispezionarla. Hanno così osservato che il prato è circondato da un muretto a secco, e hanno notato anche una grossa roccia piatta orientata verso il centro del cerchio, che poteva essere stata utilizzata come altare per qualche tipo di rito.
Le basi di altre strutture in pietra sono state notate nei boschi intorno. «L’ipotesi è che lì ci possa essere stato un insediamento a cavallo fra l’età del Berro e quella del ferro — spiega Giancarlo Minella dell’associazione — . Lì potevano vivere popolazioni celtiche
Il satellite Le immagini mostrano che l’acqua è drenata in modi diversi, forse deviata da qualcosa
arrivate dalla pianura come quelle retiche dalla montagna. La tipologia costruttiva del muretto è proprio quella in uso presso le popolazioni alpine dell’Età del Ferro». Per capire la natura di quel prato circolare, per molti anni usato come pascolo e ora come zona di ritrovo, si è fatto ricorso all’archeoastronomo Adriano Gaspani dell’Osservatorio di Brera, che ha analizzato le immagini della zona scattate dai satelliti negli ultimi vent’anni. Gli infrarossi hanno evidenziato che sotto quel prato l’acqua viene drenata in modi diversi, e quindi che si sia qualcosa a deviarla. Qualcosa che sembra essere orientato verso il vicino Monte Zucco, che poteva essere considerato sacro perché dietro la sua vetta tramontavano alcune costellazioni importanti per la cultura celtica.
«È ancora molto presto per dire con certezza che ci sia davvero qualcosa — mette le mani avanti Minella — ma ora potremo effettuare delle analisi sul campo». Tra lunedì e mercoledì della prossima settimana il terreno sarà perlustrata con un georadar, apparecchio che permette di rilevare oggetti fino a otto metri di profondità. Tempo permettendo: per il macchinario serve terreno il più possibile secco. «Ma se si troverà qualcosa — dice ancora Minella — ci rivolgeremo alla Soprintendenza per dare il via a una vera e propria campagna di scavo. Se poi verranno ritrovati dei reperti si potrà arrivare alla realizzazione di un parco archeologico con un piccolo museo contenente i ritrovamenti, com’è stato fatto qualche anno fa per caso molto simile a Parre. E questo potrebbe contribuire al rilancio turistico di San Pellegrino».