La multa pagata e la super rapina
Il colpo da 31 mila euro in via Partigiani: nei guai due pregiudicati già in cella, uno era tornato nella stessa banca
Non capitano spesso rapine in banca da 31 mila euro, come in via Partigiani, ad aprile 2019. Ora la polizia ha chiuso le indagini su due pregiudicati, nei guai anche per una multa pagata.
Sul luogo del delitto sarebbe meglio non tornare mai. Né farsi multare dai vigili. Se sarà provato, è stato fatale per due pregiudicati, colpevoli, secondo la Squadra mobile, della rapina da 31 mila euro messa a segno il 3 aprile 2019 alla Banca di Credito Cooperativo dell’Oglio e del Serio, in via Partigiani a Bergamo, a due passi dalla Procura.
La svolta nelle indagini avviene a novembre 2019 con l’arresto di Giuseppe Di Matteo, 62 anni, di Sant’Omobono, alle spalle precedenti specifici. La polizia lo porta in carcere per il colpo del 16 ottobre precedente, messo a segno alla stessa filiale, anche se meno proficuo di quello in primavera. Sono «solo» 14 mila euro. Da subito gli investigatori si fanno l’idea che Di Matteo, ai tempi in semi libertà, sia responsabile anche del primo assalto, quando le telecamere avevano ripreso due uomini con pistola. Per prima cosa insospettisce il fatto che nella rapina di ottobre Di Matteo, che avrebbe agito da solo, era fuggito da un corridoio che porta a un cortile sul retro della banca, uno spazio non accessibile al pubblico, ma che lui sembrava conoscere. Poteva combaciare con un dettaglio di aprile: un impiegato, impaurito alla vista dei due uomini armati, era scappato dallo stesso corridoio, di fatto svelandone l’esistenza ai rapinatori. In più, uno dei due era identico come corporatura e movenze al 62enne. Viene notato in particolare il modo di scavalcare il bancone. Contemporaneamente la polizia lavora sul complice e si concentra su M. B., 59 anni, di Sorisole. È frequentatore assiduo di Di Matteo ed è leggermente claudicante proprio come uno dei due uomini impegnati ad arraffare il bottino. Quando scatta la perquisizione in casa sua, emergono altri indizi: un paio di guanti riconoscibili per un marchio impresso e ben visibile, identici a quelli indossati da entrambi i rapinatori; un ombrello uguale a quello usato al termine della rapina da Di Matteo per nascondersi alle telecamere; il verbale di una multa presa il 12 marzo 2019, alle 12, in via Stoppani e relativa all’auto in uso a Di Matteo. La sanzione, pagata da M.B., fa chiudere il cerchio, perché via Stoppani non è lontana da via Partigiani e chi indaga pensa che quel giorno la coppia fosse in zona per un sopralluogo. Entrambi i sospettati hanno ricevuto l’avviso di chiusura indagini in carcere. M.B. c’è finito il 18 giugno dopo due colpi tra le province di Mantova e Verona e un inseguimento da film.