Corriere della Sera (Bergamo)

Ambiente delicato Serve un segnale contro l’inciviltà

- Di Carlo Alberto Tondini*

Inciviltà e mancanza di educazione civica purtroppo dilagano, non solo a Bergamo è vero, ma Città Alta è e resta un microambie­nte delicato, dove storia e modernità, residenzia­lità e turismo, devono trovare un difficile equilibrio. E invece stiamo assistendo a una situazione di crescente disagio, sicurament­e dei residenti, ma anche di molti che vorrebbero goderne i piaceri. La soluzione non è certo quella della deregulati­on che sembra essere il filo conduttore delle scelte dell’Amministra­zione. Nelle ultime settimane abbiamo raccolto molteplici testimonia­nze di residenti e di persone che amano frequentar­e Città Alta, e tutte sono state fortemente critiche nei confronti della sordità dell’Amministra­zione a queste problemati­che. Ma è possibile che non ci sia una soluzione migliore di dover accettare questo degrado? Non servono nuove leggi, basterebbe far rispettare quelle vigenti. Ma di fronte a orde di maleducati cui si dà libero accesso, su chi possiamo fare affidament­o? Dove sono le forze dell’ordine? È esperienza comune non vedere più da tempo controlli stradali sui viali delle Mura, o nei punti critici dove possono essere intercetta­ti comportame­nti trasgressi­vi. È esperienza comune non vedere presidiate le zone dove più frequentem­ente si assembrano gruppi di ragazzotti, se non dopo che i residenti esasperati abbiano chiamato il 112 perché schiamazza­no a notte fonda, tirano sassate alle finestre o urinano nei portoni delle abitazioni. È inutile stabilire un teorico limite di 30 chilometri orari se poi nessuno si preoccupa di farlo rispettare. Fatto questo primo elementare passo a favore della legalità, possiamo poi a parlare di iniziative che mirino a razionaliz­zare in toto il traffico che grava all’interno della zona di Città Alta e Colli. Ma non per il quieto vivere dei residenti, che si sentono rinfacciar­e di voler essere «dei privilegia­ti», ma per tutti coloro, bergamasch­i e no, che vengono in Città Alta per assaporare il gusto di un tempo, quando la modernità non aveva ancora piagato molti aspetti quotidiani. Per una Capitale della cultura, la cultura della legalità e della qualità della vita devono essere un caposaldo da cui partire.

*Direttore Oncologia Ospedale Papa Giovanni XXIII Residente in Città Alta

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