Corriere della Sera (Bergamo)

Remuzzi: «Malattia sparita, ma ora attenti ai viaggi»

«Difficile che i nuovi positivi siano contagiosi. Carica virale ridotta, è la verità, ma non ovunque»

- Di Armando Di Landro

Professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, dobbiamo preoccupar­ci dei Paesi in cui andremo in vacanza, sempre che ci si possa andare, naturalmen­te?

«Sì».

Si continua a leggere e sentire che il virus è «più debole».

«La malattia adesso non c’è, o almeno non c’è in forma grave in Lombardia e in Italia. Ma ci si può ammalare in modo più serio se si va all’estero. Direi che in questo momento Australia, Bangladesh, Africa, Stati Uniti e forse anche Balcani, sono territori in cui si rischia».

Quindi non c’è o è più debole?

«Ragionamen­to complesso. Il coronaviru­s muta. Per esempio Science ha rilevato la modifica di un amminoacid­o e un incremento delle punte sulla corona del virus, che servono ad attaccarsi ai ricettori delle cellule umane. Quindi per certi aspetti il virus è più forte, cambia di continuo».

La preoccupaz­ione deve restare.

«Dipende. Il coronaviru­s “attacca” di più, ma questo non significa che si debba manifestar­e, per forza, con una malattia più grave. Prendiamo i nuovi positivi a Bergamo e in Lombardia: la carica virale è molto bassa, difficile che siano contagiosi davvero, e dobbiamo capire perché. Forse perché è cambiato il contesto, perché tutti usano la mascherina e le precauzion­i, come non avveniva a metà febbraio, quando si era impreparat­i rispetto a un virus che, mi sembra ormai verosimile, circolava credo da metà dicembre. Lo possiamo de

durre dalla presenza di anticorpi già a gennaio, che retrodata ulteriorme­nte la presenza del Covid. O forse il fattore non è il contesto esterno, dipende».

Sta dicendo chiarament­e che qui, a Bergamo e Milano, oggi possiamo stare tranquilli. Altrove meno.

«In certe aree geografich­e il carico della malattia è stato pesante, e non si capisce ancora perché. Come in Val Seriana. La densità abitativa, forse, potrebbe essere un fattore. In Francia, per esempio, l’area più colpita è quella mestanno». tropolitan­a di Parigi, non il resto del territorio. Giulio Tarro, che ritengo il più grande esperto di virus in Italia, dice per esempio che le cose nel nostro Paese stanno andando bene e che a ottobre non ci sarà nessuna vera emergenza».

Messaggio forse fin troppo tranquilli­zzante.

«Gli scienziati devono fare gli scienziati e dire la verità. Di tanto in tanto arriva qualche segnale dalla politica, che chiede di non lanciare certi messaggi. Ma ripeto, chi fa il virologo, chi studia e fa ricerca, deve dire le cose come Non sarà così in tutto il mondo.

«Al momento sicurament­e no. Possiamo dire che nei paesi dove l’epidemia è partita tardi rispetto alla Cina, o rispetto a Bergamo e l’Italia, ci sono più rischi di riscontrar­e e contrarre forme più pesanti di malattia, per tornare alla domanda sugli eventuali viaggi di quest’estate. Bisogna essere prudenti e sapere che il coronaviru­s circolerà nel mondo per altri due o tre anni, con forme e cariche virali diverse».

Quindi occhio agli assembrame­nti e alle regole per proteggers­i, sempre e ovunque.

«I dispositiv­i di protezione e il distanziam­ento sempre, ma non ci sono molte certezze proprio sull’atteggiame­nto del virus. Prendiamo la manifestaz­ione di massa a Minneapoli­s per George Floyd, o i festeggiam­enti contestati, per la Coppa Italia a Napoli. Sono passate settimane, non si sono registrate conseguenz­e né sulla diffusione del contagio né sulla gravità dei sintomi che si manifestan­o in quelle aree».

Come procedono, intanto, gli studi per capire, se non battere, il coronaviru­s?

«Gli sforzi in questa fase servono per capire davvero quali sono le persone in grado di infettare di più gli altri, con che caratteris­tiche e in che quantità. È stato rilevato, inoltre, che c’è anche un’immunità che si sviluppa dai linfociti e non solo dalle immunoglob­uline. E quindi sembrano esserci componenti genetiche che espongono di più alla possibilit­à di avere manifestaz­ioni gravi. E in aggiunta sembra anche esserci una maggiore predisposi­zione a sviluppare un’insufficie­nza respirator­ia in base ai gruppi sanguigni. Il gruppo A con maggiore predisposi­zione, B invece più protettivo: ma non vuol dire che tutte le persone con gruppo A debbano ammalarsi gravemente. Stiamo parlando di probabilit­à».

Come procede la sperimenta­zione con la Brembo sui test sierologic­i rapidi?

«Abbiamo messo a punto test del tutto sovrapponi­bili agli altri. Ora va definito il tutto e poi invieremo i documenti per una pubblicazi­one. Ma funzionano».

Dove l’epidemia è partita tardi rispetto a Bergamo e l’Italia, ci sono più rischi di riscontrar­e e contrarre forme più pesanti di malattia

Il comportame­nto del virus resta sconosciut­o. Non tutti gli assembrame­nti, per esempio, hanno provocato danni, si pensi alla festa a Napoli per la Coppa Italia Giuseppe Remuzzi Direttore Istituto Mario Negri

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I test L’Istituto Mario Negri ha messo appunto esami sierologic­i pungidito, affidabili, grazie alla sperimenta­zione con la Brembo
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