Corriere della Sera (Bergamo)

Così il carcere è rimasto immune

Solo 3 contagi, Via Gleno scelto per celebrare la Penitenzia­ria

- (mad.ber.)

Il numero dei detenuti oscilla tra il prima e il dopo, perché la pandemia ha fermato i reati più comuni. Spaccio, furti. Un anno fa superava i 500. A maggio è sceso a 400, ora è risalito a 430. È facile, invece, fare calcoli sul contagio: solo 3 ospiti della casa circondari­ale di via Gleno hanno contratto il Covid. Sono tutti guariti.

Proprio il carcere di Bergamo è stato scelto dal Provvedito­rato della Lombardia per celebrare i 203 anni dalla fondazione della polizia penitenzia­ria (in ogni regione è stato selezionat­o un solo carcere per limitare i contatti). Vuole dire molto dopo il burrascoso periodo delle inchieste e, ora, il difficile lockdown, segnato anche dalla perdita di don

Fausto Resmini. «È stata una scelta per testimonia­re la vicinanza dell’amministra­zione penitenzia­ria al territorio — spiega la direttrice Teresa Mazzotta — e l’apprezzame­nto verso il corpo di polizia penitenzia­ria. C’è chi tra gli agenti ha vissuto in prima persona l’esperienza del virus e nonostante questo siamo riusciti a lavorare bene, tutti hanno capito che era importante la loro presenza». Per la sicurezza, certo, specie nei giorni più tesi delle rivolte in altre carceri. Ma anche «per il sostegno e il conforto — prosegue Mazzola —. Sono stati veri punti di riferiment­o». Per esempio, nello svolgiment­o dei colloqui con le famiglie o delle udienze di convalida, tutto a distanza, spesso con connession­i internet da inventarsi al momento. Dal punto di vista sanitario «è stato fondamenta­le intervenir­e subito — dice la direttrice —, già il lunedì dei primi casi eravamo a colloquio con il Papa Giovanni e abbiamo provveduto a dotarci dei dispositiv­i di protezione individual­e». In quella fase, i colloqui erano ancora consentiti, ma si usava già la mascherina. Ha giocato a favore avere all’interno un dirigente sanitario che è virologo. Per il resto, «molto ha fatto il territorio: il Comune, con il sindaco Gori, ci ha donato pc che con i telefonini ci hanno permesso di organizzar­e i colloqui, ma anche di completare le lezioni scolastich­e».

Abbiamo subito adottato le mascherine, il territorio ci ha aiutato Teresa Mazzotta direttore

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