E stasera la Juve Il Gasp: come una sfida in Coppa
Dopo nove vittorie consecutive in campionato, e dopo aver superato l’Inter al terzo posto, l’Atalanta vuole provarci, vuole l’impresa che manca da 31 anni: battere la Juve. L’appuntamento è per stasera alle 21.45 all’Allianz Stadium di Torino. E Gasperini carica i suoi mettendola in chiave Champions, senza pensare troppo alla classifica (in caso di vittoria i nerazzurri andrebbero a meno 6 punti dalla capolista): «Dev’essere come un test europeo, come se dovessimo affrontare il Paris Saint Germain».
Paolo Nori è sulla scena letteraria da ormai vent’anni, sempre fedele a una sua programmatica svagatezza di scrittura, come uno che ha quasi paura a dire quello che vuole dire; e se deve dire apertamente qualcosa di importante si nasconde dietro l’autorità dei suo amati classici russi, di cui è anche traduttore. Sornione, finto ingenuo, vaneggiatore professionale, Nori si nasconde spesso dietro alter ego che richiamano pezzi della sua biografia personale: come questo Bernardo Barigazzi, nome ben poco epico di un giornalista-scrittore parmense di stanza a Bologna, che è il protagonista del suo ultimo romanzo, «Che dispiacere».
Barigazzi si trova catapultato nei guai per una faccenda che riguarda da vicino noi bergamaschi, per un fatto avvenuto in città il 30 gennaio 2019. Cito: «Barigazzi doveva ancora entrare in bagno che Timothy Castagne, difensore belga di ventitrè anni, in forza, come si dice, all’Atalanta, aveva rubato palla, sulla trequarti, al difensore (portoghese) della Juventus Joao Cancelo, era avanzato indisturbato fino al limite dell’area avversaria. Aveva tirato e aveva fatto gol. Uno dei suoi pochissimi gol da professionista. Uno a zero per l’Atalanta». Perché Barigazzi è, in incognito, il direttore di un giornale sportivo di successo (improbabile, ma di sicuro effetto comico) che esce solo quando perde la Juventus; e che si chiama appunto «Che dispiacere». Sotto pseudonimi demenziali (Ivan Piri, Iris Toranti, Ivan Dali, Ines Perti….) lui e un gruppo di intellettuali sottoimpiegati e sottopagati danno voce al sentimento della metà degli italiani che tifa contro i bianconeri, con un passione non minore che per la propria squadra. Sentimento che, complice la forza oggettiva della Juventus, ha poca possibilità di esprimersi.
Sta di fatto che la memorabile vittoria dei nerazzurri nella Coppa Italia dell’anno scorso dà il via a una serie di eventi che portano all’omicidio di un ultrà della Juve di Borgotaro, assassinio del quale viene sospettato proprio Barigazzi. Il sottotitolo del libro (che, come avrete capito, è anche una deliziosa satira della moderna mania italiana per i noir) è infatti «Un’indagine su Bernardo Barigazzi»: dove quel «su» al posto del «di» rivela fin da subito il tono dell’operazione. Ma come sempre nei libri di Nori l’ironia spietata nasconde sentimenti profondi e insieme timidi: lo spaesamento per la recente morte della moglie di Barigazzi, investita da un pirata della strada; l’affetto per la figlia quindicenne; l’irresistibile richiamo della vita sotto forma di impacciato innamoramento per una barista laureata che, per non sentirsi troppo triste, fa la podista.
Personalmente, trovo la lettura dei libri di Nori una necessaria cura omeopatica: dopo aver ascoltato per tutto il giorno le frasi fatte della televisione e delle persone per la strada, parole che ti gonfiano la testa senza lasciarci dietro niente — ecco, ritrovarle apparentemente uguali sulla carta stampata, ma usate con la saggezza della letteratura e quindi con un valore completamente diverso, ti dimostra che le parole sono insieme il male e la cura. Dipende da quante te ne usi e da come le usi.
Post Scriptum: il recensore, a questo punto, non può scindersi dal tifoso e confessa apertamente, nell’imminenza della trentunesima di campionato, che vede in programma Juventus-Atalanta, di poter trovare domani nelle edicole il nuovo numero di «Che dispiacere».