Corriere della Sera (Bergamo)

Rsa, rischi penali per il «referente» Nessuno vuole farlo

Case di riposo, obbligo di una figura che controlli i futuri pazienti nell’isolamento pre ricovero

- Tosca

Il Referente Covid è la persona che nelle Rsa deve controllar­e che i futuri ospiti rispettino l’isolamento pre-ricovero previsto dalla Regione. Ma il ruolo rischia di avere responsabi­lità penali, e non si trova chi voglia svolgerlo.

Case di riposo in difficoltà nel trovare il Referente Covid indispensa­bile per poter riaprire. La figura è prevista nella delibera regionale di giugno che doveva aiutare le Rsa ad accogliere nuovi ospiti. Il punto dolente è ancora in gran parte l’isolamento domiciliar­e: chi vuole essere accolto in una struttura deve osservare la quarantena a casa ma sotto la responsabi­lità della Rsa. Ma le case di riposo lamentano che non hanno strumenti per controllar­e l’isolamento, di cui dovrà farsi carico legalmente appunto il referente Covid.

«I direttori sanitari — chiarisce Cesare Maffeis, presidente dell’associazio­ne Rsa bergamasch­e — sono i destinatar­i naturali di quell’incarico ma molti rifiutano perché vengono caricati di tutte le responsabi­lità. Nei prossimi giorni scriveremo alla Regione. È la filosofia di base della delibera che non funziona: è scritta da persone che non conoscono la realtà delle Rsa».

Per trovare una soluzione molte Rsa si sono organizzat­e prevedendo al proprio interno un secondo periodo di isolamento del nuovo ospite. «Quello del Referente Covid è un impegno oneroso che comporta un forte rischio a livello penale — dice Farida Colombo, direttore della Rsa di Stezzano, che a sua volta ricorrerà alla doppia quarantena —. Chi se ne fa carico va allo sbaraglio perché affronta una situazione ignota. Per questo noi stiamo valutando di dargli copertura legale».

Sull’isolamento domiciliar­e Augusto Baruffi, presidente della Fondazione Anni Sereni che gestisce la Rsa di Treviglio, ha scritto all’assessore regionale al Welfare Giulio

Gallera: «È una criticità — spiega — che crea ostacoli e potrebbe essere superata permettend­o di svolgere l’isolamento subito nella struttura. Così si possono eliminare dubbi e inconvenie­nti. La difficoltà ad assumere il ruolo di Referente Covid nasce anche dall’incertezza nel controllo a domicilio. Per come è pensata ora, la delibera crea una ditro scriminazi­one tra chi ha disponibil­ità economiche e chi non ne ha. L’isolomento si può organizzar­e in una casa grande con almeno due bagni e molti non ne dispongono».

A Treviglio il ruolo di Referente Covid è stato assunto da Riccardo Valente che per la Fondazione segue l’hospice. «Allestirem­o un team — dice Baruffi — composto da quattra interni ed esterni, più un infettivol­ogo. Per questo mi sono rivolto all’ospedale Sacco di Milano».

Ha accettato l’incarico di Referente Covid Silvana Marin, direttore sanitario della Fondazione Vaglietti di Cologno. «Molti colleghi hanno perplessit­à — dice —. È chiaro: si diventa responsabi­le degli effetti in Rsa di una cosa come l’epidemia che per sua natura non è controllab­ile. Ma questo ruolo doveva nascere: è quello che di fatto ci siamo trovati a fare nei mesi scorsi. Io ho accettato perché ho una forte sintonia con il consiglio di amministra­zione e il referente Covid non può essere lasciato solo. La fiducia è fondamenta­le anche con la famiglia del futuro ospite. Andrò personalme­nte nelle case a visionare la situazione».

La soluzione Molte Rsa stanno istituendo un secondo periodo di isolamento dopo il ricovero

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