Errore in ospedale, scambio di salme e una veglia al feretro sbagliato
«Non auguro a nessuno di vedere quello che è successo a me in quelle settimane», racconta il figlio Morgan, 39 anni. Dopo giorni disperati alla ricerca di ossigeno, il 22 marzo Flavio Marinoni viene portato a Piario e poco dopo trasferito in un ospedale milanese. Il 29 avviene il decesso.
Visto che dall’ospedale non arrivano notizie sul trasferimento della salma, la famiglia invia Benny Locatelli, titolare di una ditta di onoranze funebri di Clusone. «Mi mostrano il sacco di una persona magra ma Flavio pesava 130 chili — racconta —. Blocco tutto, faccio venire i dirigenti, mi faccio mostrare i documenti sui trasferimenti. Poi mi faccio dare tuta, guantoni, visiera e mascherina e apro il sacco. Dentro c’era una donna di 80 anni. Ai parenti era stato consegnato il corpo sbagliato». Il feretro del fotografo è in un cascinale cremonese e viene vegliato per tre giorni dalla famiglia dell’anziana.
A tutto questo si aggiungono due incredibili coincidenze, «cose che se le metti in un film sembrano troppo inverosimili», dice Morgan. La prima:
la dottoressa che ha curato Marinoni era nipote dell’anziana. La seconda: la direttrice sanitaria dell’ospedale era amica d’infanzia del fotografo. «Quello che è successo mi spezza il cuore — dice la dirigente —. Abbiamo procedure rigidissime ma in quei giorni da Bergamo ci arrivavano trenta pazienti al giorno, c’era trambusto. Ma una cosa del genere è incomprensibile, me ne assumo le responsabilità». Quando si capisce cos’è successo ormai Flavio Marinoni è stato cremato a Bologna (unico forno adatto a feretri sovradimensionati) e poi portato a Cremona. Dove i responsabili
del forno crematorio vengono a sapere dello scambio e presentano una denuncia. Parte l’indagine. Da allora sono trascorsi tre mesi.
«Intanto noi siamo rimasti senza mezzi economici — continua Morgan Marinoni —. Tanti amici ci hanno aiutato, molte persone si sono fatte vive. Così abbiamo creato il gruppo Aiutiamoci Val Seriana, perché la valle si sente abbandonata. Siamo riusciti a far arrivare cibo alle famiglie, 4 mila euro per un funerale, buoni pasto, computer agli studenti, un imprenditore ha donato 3 mila euro a una donna con tre figli cui è morto il marito. Tanti contribuiscono come possono. Abbiamo preparato delle magliette che metteremo in vendita. E il 25 luglio faremo una fiaccolata per le 40 vittime di Rovetta».
A giorni dovrebbe finalmente avvenire il dissequestro delle ceneri. «In Procura a Milano c’è un fascicolo di 200 pagine — dice Locatelli —. Quello che è successo mi ha fatto soffrire: dopo tutto quello che abbiamo passato mancava solo questa cosa al mio amico». Flavio Marinoni potrà così tornare a Rovetta: «Quando lo hanno portato via mi ha stretto l’avambraccio: in quel punto ho fatto un tatuaggio per non dimenticare mai quel momento — conclude Morgan Marinoni —. Non diamo colpa a nessuno di quello che è successo in un momento così drammatico. Vogliamo solo che papà torni qui e vorremmo trovare un po’ di pace».