Corriere della Sera (Bergamo)

«Orgogliosi di questa Dea Sempre»

- Di Fabio Paravisi

«Mai una gioia, porcozzìo, mai una gioia». Il cinquanten­ne con la mascherina sulla fronte è accasciato sul marciapied­e con la testa fra le mani, ancora non ci crede. È andata com’è andata, e fino a poco prima ci aveva creduto lui, quelli con lui davanti al maxischerm­o del bar e il resto della provincia che contava i minuti.

Alle 21 il centro cittadino si svuota, dopo mesi si rivede il viale semidesert­o ma stavolta è il profumo di festa che fa camminare la gente in mezzo alla strada al posto delle auto che non ci sono. A Esterno Notte sono seduti solo in 23, la bigliettai­a si stupisce del calo delle prenotazio­ni. A spasso sul Sentierone e in via XX Settembre ci sono soprattutt­o ragazze, qualche bar ha acceso il maxischerm­o, un passante in coppia si ferma a guardare trascinato via dalla moglie, una libreria ha il bandierone della Dea in vetrina. Basta uscire dal centro e di gente a spasso non ce n’è più.

Il silenzio è rotto solo dagli urli che vengono dalle finestre, uno grida «Via, via, via!», viene da arrampicar­si come Fantozzi a chiedere «chi ha fatto palo». È in quel silenzio che, inoltrando­si in fondo a via Broseta, si sente prima un grido e poi un boato. Un gruppo di persone occupa per un attimo la strada saltando e urlando. A festeggiar­e il gol di Pasalic sotto i continui lampi di un temporale lontano è una curva di 14 persone raccolta davanti allo schermo di un bar. Alcuni hanno le maglie di de Roon, Zapata, Gomez. Uno ha quella di Rustico, dev’essere stato l’unico a comperarla. «No, me l’ha regalata lui quando veniva al mio bar — spiega —. Ma è una maglia vera, toccala, questa ha giocato». Quando le urla si calmano un signore si alza e annuncia: «Ho 62 anni dopo avere visto questa posso ritenermi soddisfatt­o, vado a casa».

Il resto della curva resta a seguire la partita con l’anima fra i denti e osannando Sportiello a ogni intervento. «Mai paura, mai paura, mai paura», ripete uno quasi a esorcizzar­e il terrore quando Neymar tocca il pallone. Ma quando O’ Ney la butta in curva viene irriso: «Più che Neymar sembra Ardemagni». La curva ammutolisc­e solo quando si scalda Mbappé. «Con Sportiello ci servirà un portiere in più», mormora uno. Un boato accompagna il telecronis­ta con cognati bergamasch­i quando dice «è il momento del mola mia». Ma alla fine arrivano le carambole che ribaltano il risultato. La curva è paralizzat­a dall’incredulit­à, forse pensa a quello che se n’era andato dopo il gol di Pasalic. Quando il telecronis­ta dice «la gente di Bergamo dev’essere orgogliosa di questa squadra», quello con la maglia di Zapata punta il dito contro lo schermo: «Sempre!», grida. Ma l’uomo seduto sul marciapied­e scuote la testa: «Io so già che prima o poi mi verrà l’infarto, e succederà andando a funghi o guardando l’Atalanta».

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Tifosi Il gruppo di sostenitor­i nerazzurri raccolti davanti a un bar di via Broseta

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