«Orgogliosi di questa Dea Sempre»
«Mai una gioia, porcozzìo, mai una gioia». Il cinquantenne con la mascherina sulla fronte è accasciato sul marciapiede con la testa fra le mani, ancora non ci crede. È andata com’è andata, e fino a poco prima ci aveva creduto lui, quelli con lui davanti al maxischermo del bar e il resto della provincia che contava i minuti.
Alle 21 il centro cittadino si svuota, dopo mesi si rivede il viale semideserto ma stavolta è il profumo di festa che fa camminare la gente in mezzo alla strada al posto delle auto che non ci sono. A Esterno Notte sono seduti solo in 23, la bigliettaia si stupisce del calo delle prenotazioni. A spasso sul Sentierone e in via XX Settembre ci sono soprattutto ragazze, qualche bar ha acceso il maxischermo, un passante in coppia si ferma a guardare trascinato via dalla moglie, una libreria ha il bandierone della Dea in vetrina. Basta uscire dal centro e di gente a spasso non ce n’è più.
Il silenzio è rotto solo dagli urli che vengono dalle finestre, uno grida «Via, via, via!», viene da arrampicarsi come Fantozzi a chiedere «chi ha fatto palo». È in quel silenzio che, inoltrandosi in fondo a via Broseta, si sente prima un grido e poi un boato. Un gruppo di persone occupa per un attimo la strada saltando e urlando. A festeggiare il gol di Pasalic sotto i continui lampi di un temporale lontano è una curva di 14 persone raccolta davanti allo schermo di un bar. Alcuni hanno le maglie di de Roon, Zapata, Gomez. Uno ha quella di Rustico, dev’essere stato l’unico a comperarla. «No, me l’ha regalata lui quando veniva al mio bar — spiega —. Ma è una maglia vera, toccala, questa ha giocato». Quando le urla si calmano un signore si alza e annuncia: «Ho 62 anni dopo avere visto questa posso ritenermi soddisfatto, vado a casa».
Il resto della curva resta a seguire la partita con l’anima fra i denti e osannando Sportiello a ogni intervento. «Mai paura, mai paura, mai paura», ripete uno quasi a esorcizzare il terrore quando Neymar tocca il pallone. Ma quando O’ Ney la butta in curva viene irriso: «Più che Neymar sembra Ardemagni». La curva ammutolisce solo quando si scalda Mbappé. «Con Sportiello ci servirà un portiere in più», mormora uno. Un boato accompagna il telecronista con cognati bergamaschi quando dice «è il momento del mola mia». Ma alla fine arrivano le carambole che ribaltano il risultato. La curva è paralizzata dall’incredulità, forse pensa a quello che se n’era andato dopo il gol di Pasalic. Quando il telecronista dice «la gente di Bergamo dev’essere orgogliosa di questa squadra», quello con la maglia di Zapata punta il dito contro lo schermo: «Sempre!», grida. Ma l’uomo seduto sul marciapiede scuote la testa: «Io so già che prima o poi mi verrà l’infarto, e succederà andando a funghi o guardando l’Atalanta».