Atalanta, finale amaro
In vantaggio fino all’89° sul Psg, poi in tre minuti subisce due reti Stagione favolosa. E per osare di più bastano un paio di innesti
Per 89 minuti l’Atalanta ha tenuto duro e sognato: dopo il gol di Pasalic al 26’, i nerazzurri sono rimasti in vantaggio contro il Paris Saint-Germain fino alle porte del recupero, quando poi sono stati travolti da due azioni, in tre minuti, con i gol di Marquinhos e Choupo-Moting. Decisiva l’uscita di Gomez, dolorante (in campo non è sembrato il miglior Papu), e l’ingresso di Mbappé, che per quanto acciaccato ha dato più profondità alla squadra milionaria e piena di stelle. Per l’Atalanta si chiude un’altra stagione di soddisfazioni, ma per osare ancora di più servono almeno un paio di innesti di qualità.
Cosa rimane della fantastica stagione dell’Atalanta, fermata sul più bello dall’infortunio di Remo Freuler a due minuti dalla fine, dallo scatto di Neymar sul filo del fuorigioco e alla giocata di Mbappé, che serve Choupo-Moting e fa saltare di gioia il Paris Saint Germain? Sicuramente il terzo posto, il miglior piazzamento di sempre con 78 punti in campionato, oltre alla prima Champions, a un passo dalle semifinali, in una final eight che rimarrà — c’è da sperarlo — storica nella sua unicità perché disputata in campo neutro e senza tifosi.
L’Atalanta di ieri sera ha dimostrato di potersela giocare contro tutti, ma di avere ancora un gap consistente con le migliori d’Europa. Gasperini aveva quasi livellato tutto, al netto delle grandiose accelerazioni di Neymar e da Mbappé, un missile che è impossibile fermare, né con le buone né con le cattive. Lo dimostra tutta la linea difensiva, ammonita eccezion fatta per Caldara
(che comunque ha usato ogni arma a disposizione per salvare la baracca). Finché il brasiliano ha cercato la gloria personale il fortino ha retto, poi quando c’è stato il passaggio perfetto per Marquinhos tutto è cambiato. E nel calcio si vive anche di emozioni, di spostamenti di vento, di inerzia. Sicuramente nella notte di Lisbona è mancato il miglior Gomez, francobollato a ogni tocco. Forse l’atletismo che solitamente aiuta in Serie A, ma che non basta tra i campioni. Arrivare a un centimetro non conta, in questi casi, anche se gli applausi sono chiaramente tutti per la squadra del Gasp. Pasalic ha fatto dimenticare Ilicic con il gol dell’1-0, ma è altrettanto vero che avere lo sloveno, soprattutto nella seconda frazione quando il pallone rimbalzava in stile ping pong contro il muro, sarebbe servito per congelare il tempo e sperare in una sortita. Forse è mancata anche l’esperienza, con il braccino negli ultimi minuti. Poiché se è naturale che ci sia stata un po’ di sfortuna, lasciare Neymar in mezzo all’area al novantesimo è tanto banale quanto mortifero. Cosa serve per l’anno prossimo? Sul mercato non troppo, magari due o tre innesti mirati per alzare ancora l’asticella. Ritrovare Ilicic, perché gli assenti hanno sempre ragione, ma i quattro gol di Valencia sono difficili da dimenticare. Inserire un difensore veloce, uno di quelli che probabilmente costano molto e sono introvabili, come Thiago Silva. Consiglio per gli acquisti, a 36 anni tirava sportellate a Zapata e riprendeva la sfera, sarà presto svincolato. Difficile sognare, ma tutti non avrebbero pensato, fino a tre anni fa, di arrivare in semifinale di Champions. Bergamo, in ogni caso, può essere soddisfatta, perché è stato un grandissimo sogno di mezz’Estate.
Lo sloveno Ilicic sarebbe servito soprattutto nella ripresa per mantenere il possesso