Il consigliere Galizzi: «Non so se l’ho chiesto» I colleghi: noi no
Il consigliere leghista: non so se l’ho chiesto. I colleghi: noi no
Proprio nei giorni in cui il leader del partito Matteo Salvini tuona contro parlamentari e consiglieri regionali che hanno chiesto il bonus da 600 euro, il consigliere regionale della Val Brembana, il leghista Alex Galizzi, dice: «Non so se l’ho chiesto».
Non lo sa, dice. «Non so se ho ricevuto i 600 euro e non so nemmeno se li ho chiesti», spiega. L’amnesia temporanea del leghista Alex Galizzi di Camerata Cornello è l’unico indizio di avvicinamento dei consiglieri regionali bergamaschi ai 600 euro del Decreto Rilancio per lavoratori autonomi e partite Iva che hanno risentito del coronavirus. Chi ha un seggio a Palazzo Lombardia di ripercussioni al conto corrente non dovrebbe averne avute, visto che ogni mese gli sono stati accreditati 6.327 euro lordi di indennità di carica, 4.218 netti di rimborso per l’esercizio del mandato e un’indennità di funzione che va dai 540 ai 2.160 euro netti a seconda dell’incarico.
I consiglieri negano di avere presentato richiesta all’Inps, tranne appunto il leghista, titolare con il fratello della ditta «Galizzi Inforinformatica» a Camerata: «Non lo so davvero — spiega — quando è emersa questa storia ho chiamato il commercialista per chiedere informazioni ma non sono riuscito a parlargli, dev’essere in ferie. Ma è lo Stato che legifera, se una persona ha i requisiti per il bonus è giusto che lo possa ottenere». Non sembra della stessa idea Matteo Salvini, che ieri ha annunciato: «Ho dato indicazioni che chiunque abbia chiesto o incassato il bonus sia sospeso e, in caso di elezioni regionali imminenti, non ricandidato. Chi sbaglia paga. Io sono inflessibile, spero che altri siano ugualmente fermi». «Io ho una partita Iva ma mai mi sarei sognata di chiedere il bonus, mi avrebbero insultata — dice l’assessore regionale Claudia Terzi
—. La richiesta è inopportuna, anche se legale. Per chi l’ha preso le dimissioni sono troppo, forse basterebbe una sospensione». Niente 600 euro anche dagli altri leghisti, che pensano al bonus incassato dal loro compagno di partito, il sindaco di Treviglio Juri Imeri. Giovanni Malanchini, consulente amministrativo, spiega di avere subito controllato dal commercialista: «Ma non mi piace questa caccia alle streghe. È sbagliato chiedere il bonus se non serve. Salvo la posizione dei sindaci, che hanno molte responsabilità ma indennità gravate da Irpef, assicurazione e niente Inps». Stessa posizione di Roberto Anelli, titolare di autosalone e con partita Iva «non attiva»: «Non si può vivere con la sola indennità di sindaco, incarico che richiede impegno al 100%». Entrambi sono ex sindaci, come è vicesindaco in carica Monica Mazzoleni, casalinga: «È un incarico che ha molte responsabilità. Ma il provvedimento
Lo stipendio Un consigliere regionale lombardo incassa ogni mese circa 11 mila euro
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Era fatto per aiutare le persone in difficoltà. I politici che ne approfittano sbagliano Jacopo Scandella Pd
era per chi aveva davvero bisogno». Anche l’assessore Lara Magoni ha controllato dal commercialista: «Non l’abbiamo chiesto. La legge è sbagliata ma non mi sento di giudicare, ognuno è responsabile delle sue scelte». Niente richieste da Paolo Franco (Cambiamo!), imprenditore della sicurezza: «È deplorevole che li prenda un parlamentare, ma un sindaco che vive dell’indennità è giusto che chieda aiuto».
Non hanno invece partita Iva i consiglieri di minoranza. «È una porcheria che un politico incassi i 600 euro, soprattutto i leghisti che l’avevano tanto criticato», dice il M5S Dario Violi, che lavora in un’azienda di formazione. «Era un provvedimento fatto in fretta per aiutare subito le persone veramente in difficoltà — aggiunge il pd Jacopo Scandella, dipendente in aspettativa della coop da lui fondata —. I politici che ne hanno approfittato, a partire da Imeri, hanno sbagliato». Punta il dito Niccolò Carretta del Gruppo misto (consigliere a tempo pieno): «È indecente chiedere denaro ma questo è una campagna per il referendum sul taglio dei parlamentari, orchestrato dai cinquestelle con l’Inps».