Commercio, semestre nero Tengono solo gli alimentari
Calo del 17%. Ipermercati e negozi di vicinato +9%. Servizi: -24% (3 mesi fa era il 12)
Il rosso è profondo, a doppia cifra. Non siamo nell’ordine del -20,3% dell’industria e nemmeno del -22,3% che nel secondo trimestre del 2020 ha interessato l’artigianato, ma certo è che anche il -17,1% che, sul periodo, ha fatto registrare il commercio, secondo l’elaborazione della Camera di Commercio di Bergamo, è un dato devastante. Certo, c’è commercio e commercio perché se a soffrire esageratamente nell’emergenza sanitaria con un calo degli affari che ha rasentato il 30% è stato il comparto del commercio non alimentare, dall’altro lato proprio gli alimentari — sia i negozi di vicinato che la grande distribuzione organizzata — hanno tenuto. Per dire: le vendite di ipermercati e supermercati hanno mostrato un segno positivo su base annua di quasi il 9%, con un rafforzamento delle dinamiche non solo dei ricavi ma delle masse di vendita. Così in quest’ottica più generalizzata se una quota consistente di imprese dichiara una diminuzione del fatturato su base annua (63%), si conferma la presenza di una quota rilevante di imprese con fatturato in crescita (28%), con una componente significativa di imprese che registrano guadagni di fatturato superiori ai 5 punti percentuali (26%).
Sul fronte occupazionale non si registrano ancora contraccolpi evidenti e il lievissimo incremento del numero di addetti (+0,4%) si deve ai rinforzi di organico nei negozi non specializzati che hanno dovuto fronteggiare sia una crescita della domanda sia le difficoltà logistiche legate agli approvvigionamenti e all’adeguamento ai protocolli di sicurezza. Ritornano a crescere anche i prezzi (+0,8% rispetto al trimestre precedente) dopo la stabilità dei primi tre mesi dell’anno: anche in questo caso è determinante l’apporto degli esercizi non specializzasare ti, dove la domanda in forte crescita di alcuni prodotti, sia alimentari sia legati all’igiene della casa, e le difficoltà di approvvigionamento hanno causato un rincaro dei listini. Sempre in ambito non alimentare, il trend del trimestre ha visto ordinativi in calo e magazzini pieni, basti penanche solo all’invenduto primaverile dell’abbigliamento. Il risultato di scorte in giacenza, cassetti vuoti e saracinesche abbassate è riassunto nell’indice del fatturato che scende a quota 72,6, il livello più basso raggiunto da quando sono disponibili i dati dell’indagine camerale avviata nel 2006. Rispetto al livello del trimestre precedente la variazione è pari a -10,4%, con un risultato non solo in aggravamento rispetto al primo trimestre, ma anche in flessione più marcata rispetto alla media regionale. Si allarga di conseguenza il gap negativo tra l’indice di Bergamo e quello regionale, che si attesta intorno a quota 78.
Lo scenario non cambia nel mondo delle imprese dei servizi che si confermano tra le più colpite dalla pandemia: nel secondo trimestre il divario del fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019 raggiunge il -24,2% (era il -12,1% nel primo trimestre). Penalizzatissime le attività di alloggio e ristorazione con un calo che supera il 50%. Per il presidente della Camera, Carlo Mazzoleni, le «aspettative sono in miglioramento nel commercio, mentre nei servizi le prospettive sono all’insegna dell’incertezza».
I più penalizzati Per i comparti di alloggio e ristorazione: il ribasso supera il 50%