Corriere della Sera (Bergamo)

Presolana Street Food versione in miniatura dei Mercatanti

- di Rosanna Scardi

Da domani a martedì Castione ospiterà «Presolana Street Food», iniziativa di Confeserce­nti con il Comune. Una sorta di versione ridotta dei Mercatanti in città.

«Ufficio Rimborsi Tempo Perso. Come posso aiutarla?».

«Pronto? Ma... è vero? Rimborsate davvero il tempo perso?»

Faccio un respiro lieve e, per l’ennesima volta oggi, spiego il funzioname­nto dell’Ufficio. «Gentile cliente, è la nostra specialità. Le chiedo cortesemen­te nome, cognome, età, motivo della perdita di tempo e tutti i particolar­i che servono a compilare il fascicolo nel modo più dettagliat­o possibile. Così possiamo procedere con la denuncia».

«La denuncia?»

«La denuncia per perdita di tempo», confermo con un sorriso. Il capo mi ha detto che, se sorrido, il cliente se ne accorge, anche se non mi può vedere all’altro capo del telefono. «Se, ad esempio, lei deve andare in vacanza e il suo volo viene cancellato, noi calcoliamo il valore del tempo perso e procediamo con la denuncia contro l’ente responsabi­le. Se la mozione viene accolta, l’ente responsabi­le è tenuto a rimborsarl­e la somma dovuta, o a finanziarl­e un’esperienza che abbia identico valore».

«Signorina, come si fa a stabilire il valore di un’esperienza?»

I miei clienti, di solito, sono ansiosi, ma noto una strana sfumatura in questa voce giovane, all’altro capo del telefono. Qualcosa di delicato e gentile.

Scuoto la testa. Deve essere la stanchezza. Ho lavorato tutto il giorno. Sono tante le telefonate, soprattutt­o in questo periodo. Non tutti possono godersi una vacanza, e sono rimasti chiusi a casa. Me compresa.

«Signore, abbiamo un software altamente specializz­ato».

La risposta è deludente, lo so.

Ma è così che funziona.

Un incrocio di dati determina l’esatto valore del tempo e scandisce i rimpianti.

«Signorina, è questo il mio dubbio. Non so se sia possibile perdere tempo».

«Non si preoccupi, stabilire l’importo sarà compito nostro. Per cominciare, mi dica nome, cognome, età e motivo della perdita di tempo».

«Mi chiamo Enzo Rossi, vent’anni. E... e vorrei farle capire che non esiste il tempo perso».

«Allora ha chiamato il numero sbagliato, signor Rossi. Digiti il numero 394, Ufficio Speranze Disilluse. Conosco un operatore molto profession­ale che potrà aiutarla».

«È stato proprio quell’operatore a dirmi che dovevo parlare con lei».

«Con me?»

«Proprio con lei — afferma Enzo —. Mi ha detto che lei avrebbe avuto bisogno della mia telefonata».

Non riesco a trattenere una risata. «Non credo, signor Rossi. Stiamo parlando da due minuti e quattro secondi e non mi ha ancora detto il motivo della perdita di tempo. Direi quasi che è lei che sta facendo perdere tempo a me».

Enzo non si scompone: «È proprio questo che intendevo... Non si può perdere tempo. Signorina...? – fa una pausa –. Posso sapere il suo nome?»

«Roberta».

«Roberta, le piace il lavoro che fa?» «Non mi sembra appropriat­o rispondere, signor Rossi».

«Le piace, Roberta? Le piacciono le storie che i clienti le raccontano? È interessan­te scoprire quante volte siamo convinti di stare perdendo tempo?»

«Non capisco dove voglia arrivare», rispondo, stanca. Guardo l’orologio sulla scrivania. Poi l’orologio non lontano dalla finestra e le decine di orologi di ogni forma e dimensione appesi alla parete grigia. Servono tanti orologi, all’Ufficio Rimborsi Tempo Perso.

«Eppure, signorina, non le sto facendo perdere tempo. Magari le sto facendo fare una pausa. A volte c’è bisogno di una pausa».

«Temo proprio — ribatto — che lei debba tornare a parlare con l’Ufficio Sogni e Speranze Disilluse. Le passo l’interno. Buona serat...»

«Aspetti — mi interrompe Enzo —. Le cose cambierebb­ero se iniziassim­o a fare conversazi­one? Si immagini la scena, Roberta. Io le chiederò dove trascorrev­a le vacanze quando era bambina. Lei non mi parlerà di quel luogo, ma mi racconterà la strada per arrivarci. Mi descriverà la sensazione di euforia e calma che provano i bambini quando viaggiano sul sedile posteriore dell’auto. Anche io le racconterò qualcosa. Forse le dirò ciò che mia madre aveva sognato per me e come l’ho delusa. Probabilme­nte, allora, lei, Roberta, sarà intenerita, e io ne approfitte­rò per chiederle di continuare questa conversazi­one a cena. Lei dirà che una cena, forse, è troppo impegnativ­a. Allora io le proporrò un caffè. E lei accetterà, anche se non avrebbe mai pensato di farlo, all’inizio. Prenderemo il caffè e scopriremo se ci piace liscio o macchiato, mentre continuere­mo a parlare di noi. Lei si prenderà del tempo per osservare il mio viso e io guarderò lei. Ci rivedremo, andremo al cinema o a teatro, se preferisce, e mi inviterà a salire. E faremo tante, tante cene, pensi, lei che non voleva accettarne neanche una.

Non sarebbe bello, Roberta? Allora questa conversazi­one sarebbe un inizio. Ma in fondo, sarebbe meglio se tutto questo non accadesse. Sarebbe più bello se questa storia restasse sospesa nel possibile, e questa fosse solo una pausa dal suo lavoro che non le piace e la sta stancando. Il tempo sospeso non è tempo perso, Roberta».

Sorrido. «Forse».

❞ Lei dirà che una cena, forse, è impegnativ­a. Allora io le proporrò un caffè. E lei accetterà. Così scopriremo se ci piace liscio o macchiato, mentre continuere­mo a parlare di noi

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