Lavoro, gli aiuti al Sud Agnelli: «Servono qui» Aliberti: «Bene per tutti»
Il decreto riduce i costi del 30%. Capitanio (Cdo): errori ciclici
«Quasi quasi trasferisco l’azienda a Matera, c’è anche il sole...». Il numero uno di Confartigianato Bergamo, Giacinto Giambellini di primo acchito prova a inquadrare il provvedimento con una battuta, salvo poi rettificare immediatamente: «Lungi da me l’idea di innescare una polemica. Non ce l’ho assolutamente con il Sud nè con le aziende che operano in quel contesto, anzi comprendo le loro difficoltà extra aziendali ma c’è un po’ di perplessità. Mi chiedo: è questo che vuole l’Europa?».
Di certo è quello che vuole il governo che con il Decreto agosto, approvato venerdì scorso con la formula salvo intese, ha ridotto le tasse sul lavoro per tutti i lavoratori del Mezzogiorno. Il 30% dei contributi sociali a carico delle imprese meridionali saranno ora pagati dalla fiscalità generale. «È una delle più grandi prove che la politica non capisce nulla dell’economia imprenditoriale italiana — commenta il presidente di Confimi Industria, Paolo Agnelli —, il Sud non ha bisogno di un risparmio di contributi ma di ben altro. Piuttosto è il Nord che ne necessita e il governo se ne infischia. È qui che si fa il Pil ed è qui che le aziende si trovano a sostenere dei costi troppo alti, da quelli dell’energia al costo del lavoro. Abbiamo fatto decine di riunioni, lo abbiamo spiegato personalmente anche a Conte e ai ministri nel summit di Villa Pamphili e il risultato è questo provvedimento che non serve a niente. E questo perché costerà sempre di meno un dipendente in nero».
Agnelli è un fiume in piena: «Il Sud continuerà a lavorare con il sommerso come ha sempre fatto, beneficiando dello “sconticino” del 30% che invece dovrebbe essere fatto a livello nazionale a tutto beneficio della competitività anche sul piano internazionale.
Il Sud continuerà a lavorare con il sommerso, come ha sempre fatto
Quanto alle dichiarazioni di Provenzano secondo cui il provvedimento in questione va ad unire le imprese del Nord con quelle del Sud, la ritengo un’autentica stupidaggine. Se pensano — conclude Agnelli — con questo provvedimento di far emergere il sommerso, stiano tranquilli che non avranno nessun risultato».
Di articolato parere diverso è Aniello Aliberti, imprenditore di origine campana ma di stanza a Bergamo e vice presidente di Confindustria. «Innanzitutto il provvedimento è stato varato salvo intese e sarà meglio valutabile quando sarà accompagnato dai decreti attuativi. Detto questo, la riduzione del gap tra il Nord e il Sud non fa altro che aiutare tutte le aziende italiane indistintamente e questo perché l’economia italiana è una sola. Vengono privilegiate le aziende del Sud? Credo che ne abbiano ben donde. Fino a che il Sud sarà ritenuta una zavorra non aiuterà nessuno. Non si tratta di campanilismo ma di misura che è una iniezione di ottimismo e che avrà positivi riflessi anche nei consumi. Certo — termina Aliberti — sarebbe meglio se il provvedimento riguardasse tutto il Paese, ma intanto cominciamo così. É un provvedimento che va a beneficio dell’economia nazionale».
A proporre, invece, un ripensamento delle politiche industriali del Sud è il presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo, Alberto Capitanio: «La polemica Nord-Sud è inutile, certe politiche industriali nel Sud hanno fatto disastri ed è incredibile come si continui a commettere gli stessi errori. Il Sud per la ricchezza paesaggistica e agroalimentare dovrebbe essere la prima meta turistica al mondo e invece continuiamo nei fatti ad investire in questa direzione. Ma non solo, mentre in tutti i paesi è in atto una rivoluzione infrastrutturale logistica — prosegue —, in Italia l’annosa questione relativa al potenziamento dei porti del sud e in particolare di Gioia Tauro, impediscono una seria politica che riporti l’italia al centro del mediterraneo, attraverso i porti e una rete infrastrutturale che colleghi velocemente il bacino del Mediterraneo con il nord Europa, anziché far arrivare le navi nei porti olandesi. Per non parlare poi dello sviluppo dell’agricoltura e dell’industria agroalimentare, sul modello vincente di Murcia e altri distretti agricoli spagnoli».
Paolo Agnelli Presidente Confimi Industria