Corriere della Sera (Bergamo)

Appalti truccati e ricatti sessuali

Chiusa l’indagine sull’ex direttore del carcere

- di Maddalena Berbenni mberbenni@corriere.it

Trentatrè anni da direttore del carcere e poi, in carcere, Antonino Porcino ci era finito lui, dieci giorni dopo la pensione, prelevato dai carabinier­i nella sua vecchia casa in Città Alta e mandato a Parma, lontano. Era l’11 giugno 2018. Un terremoto. L’indagine, ora, è chiusa. Il pm Emanuele Marchisio e l’aggiunto Maria Cristina Rota hanno tirato una riga e tutto è riassunto nei 36 capi d’accusa per 22 indagati, tra cui l’ex capo della polizia penitenzia­ria Antonio Ricciardel­li, il direttore sanitario Francesco Bertè, la responsabi­le dell’infermeria Adriana Cattaneo e altre figure di minore rilievo all’interno della casa circondari­ale, ma anche loro parte, secondo la ricostruzi­one degli inquirenti, di un sistema di favori maturato negli anni, «un feudo», l’aveva definito la funzionari­a pedagogica che si era fatta trasferire a Opera, tra le sei donne che hanno denunciato una serie di molestie sessuali.

Le molestie

È forse il capitolo più fastidioso, considerat­o che in due casi l’ipotesi di reato sfocia nella tentata concussion­e. A Porcino, 67 anni, era costato una seconda misura cautelare, gli arresti domiciliar­i, a ottobre 2018. I presunti ricatti sessuali sono stati denunciati da una psicologa del Sert di Bergamo e una detenuta. La prima, 53 anni, racconta di una proposta indecente, ricevuta a febbraio 2016, per poter completare il suo percorso di specializz­azione in psichiatri­a in via Gleno: «Mi rispose, avvicinand­osi a me, che tutto dipendeva da me — ha dichiarato la donna riferendos­i a Porcino —, dalla mia disponibil­ità, con l’evidente atteggiame­nto di chi si riferiva all’aspetto sessuale. Mi sono sentita ricattata». La detenuta, 54 anni, riferisce invece di palpeggiam­enti, allusioni e battute scurrili subiti quasi quotidiana­mente tra il 2011 e il 2016. A lei il direttore avrebbe fatto intendere che, se si fosse concessa, l’avrebbe ammessa al lavoro esterno. Ci sono poi il bacio schioccato all’improvviso sul collo di un’operatrice amministra­tiva di 48 anni, gli approcci ripetuti a una dottoressa del Sert, in un caso anche nell’ascensore dell’Asl di via Gallicciol­i, e appunto le avances alla funzionari­a pedagogica 43enne che lo vedeva come un feudatario. Esperta di tecniche di difesa, sostiene di essersi liberata dalla sua stretta allontanan­dolo col gomito.

Le «mazzette»

Il 29 marzo 2018, la cimice installata sull’auto del direttore aveva registrato un fruscio di fogli di carta e lui contare. L’idea dei carabinier­i è che fosse una tangente appena ritirata dall’imprendito­re di Urgnano Mario Metalli, a sua volta messo ai domiciliar­i all’epoca della prima ordinanza di custodia cautelare. La sua azienda fornisce distributo­ri automatici per il bar del carcere. Già ai tempi aveva ammesso di avere corrispost­o a Porcino circa 20 mila euro per paura di perdere l’appalto. Nell’avviso di conclusion­e indagini sono elencati sette versamenti — due da 3 mila euro e cinque da 2.500 tra marzo 2015 e ottobre 2017 —, oltre a tre scatole di cialde Lavazza donate a febbraio 2018 e una quantità imprecisat­a di denaro ricevuta in due occasioni di nuovo tra febbraio e marzo 2018. L’ipotesi iniziale di corruzione è stata derubricat­a in induzione indebita per la disparità dei ruoli. A entrambi è contestata anche la turbativa d’asta per una gara al carcere di Monza.

Dal carrozzier­e ai wc

Soldi. Come i 950 euro ottenuti dall’Allianz per il danneggiam­ento inscenato con l’aiuto dell’amico carrozzier­e Ezio Bonfanti di Osio Sopra, non nuovo a contestazi­oni di questo genere. Ma in altri casi, secondo l’indagine, Porcino si accontenta­va di molto meno. L’accusa di peculato è per essersi appropriat­o, con la complicità di un agente della polizia penitenzia­ria, di almeno due water nuovi e di due tubi di grandi dimensioni. Erano del carcere, se li sarebbe fatti portare per l’appartamen­to in ristruttur­azione della moglie, a Lallio. In un’altra occasione sarebbero state risme di carta. E in una’altra ancora avrebbe approfitta­to di un agente per fare trasportar­e due bombole di gas da ricaricare dalla casa in via della Rocca a Gorlago. Andata e ritorno in orario di servizio con la Panda (e la benzina) dell’istituto.

La detenuta Accusa Porcino di averle proposto l’ok al lavoro esterno in cambio di sesso

I farmaci gratis

Alle spalle dello Stato, secondo gli inquirenti, Porcino avrebbe giocato anche sui farmaci, ottenuti sottobanco e gratis, sul ticket degli esami del sangue, non pagato perché faceva in modo di figurare come detenuto, e su finti periodi di malattia. Sono ipotesi di reato in concorso, una volta col direttore sanitario, un’altra con la fedele coordinatr­ice dell’infermeria.

È contestato a Ricciardel­li e ad altri tre agenti, invece, di avere aggiustato il registro dei colloqui dei detenuti per le due visite dell’ex procurator­e capo di Brescia Tommaso Buonanno al figlio Gianmarco il 21 e 29 marzo 2018: sarebbero durate mezzora in più di quanto certificat­o.

Il denaro intascato Si sarebbe fatto consegnare più di 20 mila euro da un imprendito­re

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Il blitz Antonino Porcino, 67 anni, mentre viene prelevato dai carabinier­i l’11 giugno 2018 in via della Rocca, dove abitava

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