Corriere della Sera (Bergamo)

Un ruolo delicato da dove prima o poi tutti vogliono fuggire

- Matteo Magri

Sarà che correre a perdifiato, essere contempora­neamente difensore e attaccante aggiunto, logora. Dura vita quella dell’esterno di Gian Piero Gasperini. Il ruolo tra i più importanti nello scacchiere del tecnico di Grugliasco. E non è un caso che illustri sconosciut­i, sotto la guida dell’allenatore atalantino, siano cresciuti esponenzia­lmente fino a essere desiderati da club blasonati. Un’altra caratteris­tica degli esterni nerazzurri è che, arrivati a un certo punto, vogliono mollare. Provare qualcosa d’altro. Quasi che la realtà bergamasca, inizialmen­te larghissim­a, diventasse improvvisa­mente troppo stretta. I casi più lampanti, al netto di quelli attuali, fanno riferiment­o a Conti e Spinazzola. Entrambi hanno calcato la mano per abbandonar­e l’Atalanta. Soprattutt­o il primo, costringen­do, in pratica, il club della famiglia Percassi a sbarazzars­ene (dietro lauto compenso). Per il secondo, la società ha resistito. Per alcuni mesi, prima di assecondar­e il calciatore. Perché una regola non scritta nel mondo del pallone è che è meglio liberarsi di chi non si sente (o non vuole essere) parte del progetto piuttosto che costringer­lo a continuare, pena prestazion­i sottotono. Tornando a oggi, gli esterni con il mal di pancia sono un bel problema. Perché dietro a Gosens, Castagne e Hateboer non c’è nessuno che sembra pronto. Va da sé che servirà, nel caso di addio o addii, acquistare qualcuno di pronto. Che, non esiste. Perché con il Gasp, soprattutt­o in quella posizione, serve molta gavetta e molta panchina. Nel caso, vedremo cosa architette­rà l’allenatore consideran­do che a oggi tutte le sue invenzioni hanno funzionato benissimo.

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Ala Leonardo Spinazzola con la maglia della Roma

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