Un ruolo delicato da dove prima o poi tutti vogliono fuggire
Sarà che correre a perdifiato, essere contemporaneamente difensore e attaccante aggiunto, logora. Dura vita quella dell’esterno di Gian Piero Gasperini. Il ruolo tra i più importanti nello scacchiere del tecnico di Grugliasco. E non è un caso che illustri sconosciuti, sotto la guida dell’allenatore atalantino, siano cresciuti esponenzialmente fino a essere desiderati da club blasonati. Un’altra caratteristica degli esterni nerazzurri è che, arrivati a un certo punto, vogliono mollare. Provare qualcosa d’altro. Quasi che la realtà bergamasca, inizialmente larghissima, diventasse improvvisamente troppo stretta. I casi più lampanti, al netto di quelli attuali, fanno riferimento a Conti e Spinazzola. Entrambi hanno calcato la mano per abbandonare l’Atalanta. Soprattutto il primo, costringendo, in pratica, il club della famiglia Percassi a sbarazzarsene (dietro lauto compenso). Per il secondo, la società ha resistito. Per alcuni mesi, prima di assecondare il calciatore. Perché una regola non scritta nel mondo del pallone è che è meglio liberarsi di chi non si sente (o non vuole essere) parte del progetto piuttosto che costringerlo a continuare, pena prestazioni sottotono. Tornando a oggi, gli esterni con il mal di pancia sono un bel problema. Perché dietro a Gosens, Castagne e Hateboer non c’è nessuno che sembra pronto. Va da sé che servirà, nel caso di addio o addii, acquistare qualcuno di pronto. Che, non esiste. Perché con il Gasp, soprattutto in quella posizione, serve molta gavetta e molta panchina. Nel caso, vedremo cosa architetterà l’allenatore considerando che a oggi tutte le sue invenzioni hanno funzionato benissimo.