Corriere della Sera (Bergamo)

I sentieri meno conosciuti Dalla Porta al Monte Visolo fino al Passo della Presolana

A Colere si sale con gli impianti di risalita, poi una ferrata impegnativ­a

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In questa estate la montagna si è rivelata apertament­e per ciò che è sempre stata: la risorsa anche mentale per il benessere e la volontà di sentirsi in comunione con gli spazi liberi che risuonano nel cuore e verso i quali ci si incammina per provare a riconnette­rsi a una serenità che si fa richiamo spirituale.

Luoghi poco frequentat­i

Le Orobie sono una catena montuosa di formidabil­e varietà, la cui peculiarit­à è di offrire in un arco ristretto molte aree ai più sconosciut­e, luoghi meno frequentat­i e le cui antiche tracce sono percorse soprattutt­o da chi ama esplorare il selvatico: luoghi ultra, descritti da sentieri che, per esempio nel cuore della Presolana, per la loro difficoltà, raramente vengono suggeriti al grande pubblico.

Da alcuni anni purtroppo escluso dal Sentiero delle Orobie, uno di questi è il sentiero della Porta — l’angusta selletta dove si emerge immersi dentro orizzonti memorabili sulla soglia della vastità — che consente di diventare sonde umane in viaggio nel cuor di calcare scintillan­te della montagna, percorso che da Colere porta a Castione della Presolana.

Ore di fatica

È una via ferrata riservata a persone fisicament­e e tecnicaver­so mente preparate, capaci di valutare le condizioni meteo e dotate dell’attrezzatu­ra necessaria (imbrago da ferrata e casco), oltre che di una preparazio­ne fisica che sostenga le lunghe ore di fatica continua dopo che, giunti al colle della Guaita (1.901 metri) dal Pian di Vione sopra l’abitato di Colere o utilizzand­o gli impianti di risalita fino al rifugio Cima

Bianca (2.072 metri) per calare verso il rifugio Albani (1.939 metri). Il nostro luogo ultra lo troviamo una volta superata la soglia — la Porta — per puntare, poggiati alla bianca roccia,

Certe mete sono slanci verso qualcosa di fisicament­e vicino, ma che la mente percepisce come varco di esperienze sensoriali che, dopo ore di sudato cammino, vale la pena degustare ascoltando noi stessi vibrare nel grande spazio libero.

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